Ehi, dov’è finito El Shaarawy? In tribuna a Kharkiv contro lo Shakhtar come diciannovesimo uomo, in tribuna per novanta minuti contro il “suo” Milan a cui aveva già segnato due gol da ex a San Siro. Sparito nel momento più importante della stagione. Forse è affrettato parlare di un nuovo caso nella Roma, dopo quelli acclarati di Dzeko e Nainggolan che stanno giocando per ragioni diverse molto peggio dell’anno scorso, ma di sicuro anche la situazione di El Shaarawy è curiosa.
SCOSSA – Era stato titolare nelle precedenti quattro partite, con Perotti in convalescenza da un infortunio, senza giocare bene. E così Di Francesco in Ucraina ha deciso: meglio avere Gerson, Defrel e Schick e rinunciare a lui. «Scelta tecnica, dettata anche da questioni psicofisiche» ha spiegato l’allenatore che poi sabato, quando tutti si aspettavano una riabilitazione di El Shaarawy alla vigilia del Milan, ha in pratica annunciato la seconda esclusione consecutiva spiegando che «Stephan deve ritrovarsi e lo sa, perché gli ho parlato». Cosa si sono detti? Di Francesco ha comunicato a El Shaarawy che lo avrebbe mandato in tribuna in Champions League, nonostante la riconoscenza per il suo contributo nel girone e in particolare per la doppietta al Chelsea. La motivazione: ti vedo un po’ giù, voglio darti una scossa. Il giocatore, sia pure deluso dalla decisione, ha accettato la spiegazione, convinto che secondo il principio di alternanza sarebbe toccato a lui giocare in campionato. Invece niente. E anzi, dopo essersi scaldato per buona parte del secondo tempo, è tornato in panchina perché Di Francesco aveva preferito altri due cambi offensivi, prima Dzeko e poi Defrel.
DISPIACERE – El Shaarawy non è arrabbiato né farà alcuna polemica con la società o con l’allenatore. Di certo però non si aspettava una gestione così severa. Credeva di poter essere utile alla squadra, specialmente contro i vecchi fratelli del Milan, anche come cambio di Ünder a destra. Gli era già successo proprio contro il Chelsea di essere determinante da quella parte del campo. Ma Di Francesco, che crede alla specificità dei ruoli, aveva la carta Defrel da giocare, un mancino da schierare a destra, e ha preferito sfruttare quella.
IL RETROSCENA – Per ora comunque la fase negativa non gli sta facendo venire in mente brutti pensieri. Se avesse davvero voluto, El Shaarawy sarebbe andato via da Roma già a gennaio quando due squadre importanti avevano fatto un’offerta: il Siviglia di Montella e, proprio il 31 gennaio, il Napoli. Il ds Giuntoli ha telefonato al fratello-procuratore, Manuel, prospettandogli un ruolo da vice Insigne e uno stipendio simile a quello che gli garantisce Pallotta fino al 2020, circa 2 milioni netti a stagione, con il nodo dei diritti d’immagine che in mezza giornata sarebbe stato complicato sciogliere. Ma ElSha, che a Roma sta bene, ha preferito declinare. Tanto più che il Napoli a Monchi ha offerto “solo” 20 milioni, una cifra che non sarebbe servita a sistemare definitivamente i conti e avrebbe impoverito una rosa già appassita.