Per sentirsi un faraone deve girare tutto per il verso giusto: non solo sul lavoro ma anche fuori. Ecco, Stephan El Shaarawy è tornato un plusvalore per la Roma quando ha recuperato stabilità nella vita privata. C’è una storia umana, dunque, dietro alla rinascita di un calciatore che, dopo i primi sei mesi spumeggianti a Trigoria, si era immalinconito nei propri problemi. «Se sono sereno fuori dal campo, i risultati si vedono» raccontava sollevato sabato. Eh, accidenti se si vedono: la doppietta al Chievo, che ha seguito i gol segnati contro Milan e Juve, e i tre assist erogati nella sola notte di Pescara sono la testimonianza tangibile di un attaccante che si è ripreso con la forza ciò che si era lasciato sfuggire. Cioè, un posto da insostituibile per Spalletti, che dopo avergli preferito a lungo Perotti lo ha rilanciato ottenendo in cambio una costellazione di partite positive, anche per applicazione difensiva (vedi Bologna).
RITORNO – Grazie a questo roboante finale di stagione, El Shaarawy si avvia a riconquistare la Nazionale. Il ct Ventura lo ha chiamato per lo stage di aprile e già gli ha anticipato che lo convocherà per l’amichevole di mercoledì 31 a Empoli contro San Marino. «Tornare a vestire la maglia azzurra è un mio obiettivo prioritario, ci tengo tantissimo» ha spiegato El Shaarawy, che probabilmente ha fiutato la chiamata in arrivo. Nel 4-2-4, del resto, sarebbe un’ottima opzione come attaccante esterno di sinistra.
COLLOQUI – Ma la prossima stagione giocherà ancora nella Roma? Lui vorrebbe. Però non si può escludere che le frontiere del mercato, attraverso una combinazione di offerte convenienti anche per il club, spingano verso una separazione. Di sicuro nelle prossime settimane il procuratore, che poi è il fratello Manuel, verrà ricevuto a Trigoria per parlare dei programmi futuri con il nuovo direttore sportivo Monchi. El Shaarawy ha un contratto lungo (scade nel 2020) e un ingaggio solido, sui 2 milioni netti a stagione, ma tutto potrebbe essere ridiscusso se altre società prestigiose lo tentassero. Fermo restando che la Roma lo ha pagato 14,4 milioni e non lo rivenderebbe, a distanza di un anno e mezzo, per meno di 15-18. Un patrimonio nato nel 1992 non si può mica dismettere.
CONFRONTI – Sotto il profilo realizzativo non è stata la sua migliore stagione. Ma dei 12 gol garantiti alla Roma tra campionato e coppe, la metà è arrivata da marzo in poi. Segno che, quando ha potuto giocare con una certa continuità, ha ripreso anche confidenza con gli angolini delle porte. Un po’ come era capitato l’anno scorso, nel primo semestre a Trigoria: con il tridente veloce ideato da Spalletti, aveva garantito alla Roma 8 gol nel solo girone di ritorno, quanti ne ha prodotti in questo campionato.