Kakà?
“Per me è stato sempre un esempio, sia dentro che fuori il campo. Quando l’ho conosciuto di persona, ho avuto le stesse impressioni”.
Cosa consiglio per diventare un calciatore? “Bisogna crederci e metterci tanto impegno e determinazione, avere la passione per questo sport e prendere il calcio come un divertimento, poi è chiaro che le qualità devono essere migliorate, serve la testa, applicarsi ed essere continuo. La testa fa la differenza nel nostro lavoro. Ci vuole umiltà, se si riesce a rimanere tali, si è campioni”.
Il miglior posto di Roma? “Il Colosseo mi ha colpito molto, mi piace star tranquillo e sto molto bene”.
Il miglior posto in Italia? “Savona, sono nato e cresciuto lì è come se mi rigenerassi quando torno lì, ho anche casa nuova sul mare”.
Il rapporto con Salah? “Grande rapporto, molto maturo e adesso sta imparando anche l’italiano e riusciamo meglio a comunicare. Sono legato anche all’Egitto, non sapendo l’arabo però i messaggi che mi arrivano devono essere tradotti da mio padre. Sono stato in Egitto, mi piace molto, sono stato dai parenti di mio padre a una città vicino Il Cairo. Negli ultimi anni sono andato poco per diversi impegni”.
La dab dance? “L’ho preparata con Paredes e ha portato bene”.
L’attore preferito? “A me piacciono Denzel Washington e Will Smith”.
Serie TV? “Ho guardato Lost e non ho capito molto (ride). Sono stati 6 anni a girare questa serie. Mi piace anche Prison Break”.
Animali domestici? “Non li ho”.
Con quale compagno di squadra hai legato maggiormente?
“Salah, andiamo a cena spesso dopo le partite ma tutti sono disponibili e allegri. I brasiliani fanno molto gruppo, sono divertenti e sempre solari e questo aiuta”.
La mia infanzia? “Tra lo studio e il calcio ho fatto diverse cose, mi sono diplomato e fatto un bel percorso, sono arrivato precocemente nel calcio dei grandi ma sono cresciuto sotto questo punto di vista. Materie preferite? Educazione fisica (ride). Forse italiano”.
Scaramanzia prima delle partite? “Sì, sono superstizioso e ho molti riti che non dico. Però fate attenzione quando entro in campo…”.
Capelli come i miei? “Aldo (si rivolge al papà del ragazzo che ha rivolto questa domanda, ndr) portalo dal mio parrucchiere!”
Quanto ci metti a pettinarti? “Presto, una fonata e via. Non ci riuscite? Serve phon e cera”.
La fasciatura di Roma-Sassuolo? “L’arbitro mi ha invitato a uscire dal campo, il fisioterapia mi ha fasciato tutta la testa e mi dava fastidio e me la sono tolta, fortunatamente non mi è più uscito il sangue”.
Quando hai iniziato a crede di fare il calciatore? “È avvenuto tutto in maniera naturale, quando ho esordito a 16 anni ci ho creduto, è stato un momento significato. Entrai al posto di Jankovic che ebbe i crampi, Gasperini mi disse di scaldarmi ed entrai. Segnò Olivera, fu un esordio da sogno”.
Com’è nata la passione per il calcio? “Con mio padre, nei campetti sotto casa. Giorni fa ci sono tornato in quei campetti ed è stato emozionante, ci sono andato con i miei due migliori amici. Ho iniziato a giocare a 5-6 anni con la squadra di Savona e poi mi sono spostato a Genova, ho fatto la trafila con le giovanili, abbiamo vinto uno scudetto e il resto lo sapete”.
La prima partita che hai visto? “Non ricordo la prima partita, ero in passeggino! In famiglia siamo di Genova e andai a vedere il Genoa, crescendo feci anche il raccattapalle al Ferraris, quello stadio è bellissimo”.
Piatto preferito? “Trofie al pesto genovese, ma qui a Roma cacio e pepe…”
Cibo cinese? “Ho provato il classico riso alla cantonese, è buono”.