Il miglior complimento che si possa fare a questa Roma europea è che porta a casa una vittoria «juventina»: per maturità, solidità, capacità di controllo della partita, disponibilità al sacrificio di tutti e concentrazione. Come farebbe la Juve. In più, un gol inaspettato (e con il piede sbagliato) di Emerson e l’ormai solito Edin Dzeko: seconda tripletta stagionale, e il conto sale a 28 gol. Si spiega così il successo sul Villarreal, secondo la regola del 4: nelle 4 vittorie stagionali di Europa League, i giallorossi hanno sempre segnato 4 gol. La Roma si mette al riparo da eventuali distrazioni al ritorno (e può concentrarsi sul campionato almeno fino agli ottavi) e spreme quasi il cento per cento di realizzazione al Madrigal, che ora meno romanticamente si chiama Estadio de la Ceramica. Porcellana fragile, come la squadra di Escribà, che pure negli ultimi anni aveva sempre fatto piangere le italiane e che – pur non essendo in un gran momento: una vittoria nelle ultime 9 gare, ora 10 – l’anno scorso era avanzata fino alle semifinali di Euroleague.
IL COPIONE – L’introduzione della gara non prometteva tanto. Per venti minuti è equilibrio assoluto, ma solo in apparenza. Villarreal e Roma sembrano esercitare il copione voluto: gli spagnoli palleggiano nella metà campo giallorossa stringendo i due esterni nella zona centrale e provando le imbucate con i passaggi spaccalinee di Bruno, la Roma contiene e riparte, anche se partendo da troppo lontano fa fatica a portare uomini in area avversaria. In realtà la squadra di Spalletti capisce così dove far male. Cioè a sinistra. Lì il Villarreal ha un problema strutturale che Escribà ignora, e improvvida pare l’esclusione di Roberto Soriano per il rosso di sabato scorso. Castillejo rientra poco e Mario Gaspar deve preoccuparsi di El Shaarawy, così si apre la notte di gloria di Emerson: sempre molto largo e libero, poco dopo la mezzora scippa l’ingenuo Castillejo e disegna l’arcobaleno del suo primo gol europeo (secondo in maglia Roma) con il piede sbagliato, il destro.
PIÙ SALAH, PIÙ DZEKO – Il Sottomarino Giallo non emerge più, anche se a inizio ripresa mette fuori il periscopio ma, più che per meriti propri, per un po’ di pigrizia degli spallettiani: meno ruvidi al contrasto, meno attenti nelle coperture centrali, meno aiuti sugli esterni. Ne sgorgano cinque innocue conclusioni che Alisson amministra senza problemi. E anzi il fiatone di El Shaarawy consente a Spalletti di stappare Salah. Le bollicine dell’egiziano esaltano Dzeko. Da grande attaccante la finta che manda al bar Musacchio per il raddoppio su assist di Salah: controllo con il sinistro e palla in buca. L’aperitivo stimola l’appetito del bosniaco. In rapida sequenza mette dentro anche il 3-0 stavolta scherzando Victor Ruiz e il 4-0 che gli fa mettere in valigia il pallone su assist di Nainggolan.
CERNIERA – Il belga migliora con l’ingresso di Salah, spostandosi sul centrosinistra, e contribuisce a costituire la cerniera centrale in cui incarta anche il volenteroso Sansone: il Ninja recupera 13 palloni, più altri 11 tra Strootman e De Rossi. Ma il conto che vale di più è lo 0-4: due vittorie italiane in Euroleague, entrambe in trasferta. C’è margine per rendere finalmente un po’ più italiana anche la coppa che ci è meno familiare.