Sarà il derby più difficile, tra i tanti che ha vissuto sul campo, a cominciare dai primi, da quelli dell’esordio, da quel rigore conquistato nel 1994 che Giannini sbagliò. Da quelle vigilie insonni, da quel derby ripreso per i capelli con una doppietta, alla soglia dei quaranta anni. Quello di sabato sarà il primo derby da dirigente per Francesco Totti. Non sarà facile. Vederlo seduto composto in tribuna, impassibile, fa un certo effetto. Sabato proverà un tuffo al cuore. A maggio ha lasciato il campo in lacrime, ha chiuso su quel manto erboso che non avrebbe mai lasciato. E questa era la partita a cui non voleva mai mancare. La più sofferta, più carica di tensioni, per un romano e romanista. Ha vinto e perso, ma ha sempre vissuto questa sfida con grande intensità. Il suo nome è inciso nella storia della stracittadina. Di sfide contro la Lazio se ne è perse poche, anche negli ultimi anni della sua carriera. E’ il primatista di derby giocate (44), di gol segnati (11) insieme a Da Costa, che faceva impazzire il povero Lovati.
IN TRIBUNA – Sabato anche i tifosi della Lazio, gli stessi che lo hanno salutato con rispetto nel giorno dell’addio, si rivolgeranno verso la tribuna con curiosità, per vedere quel signore con il vestito blù che assiste alla partita senza una smorfia, senza tradire un’emozione. Per un quarto di secolo è stato protagonista sul campo. Ora sarà lì, con quel vestito che indossa con garbato imbarazzo, nel percorso che ha appena cominciato a fare per capire quale sarà il suo futuro.