Lo stadio della Roma infiamma l’Eur. Sei ore di consiglio municipale tra urla, polemiche, arrivo della polizia, minacce di sgombero dell’aula. Un clima, appunto, da partita di calcio per una seduta a «chiamata urgente» dal Campidoglio, che è sul filo del rasoio per il via libera entro il 15 giugno alla delibera di pubblico interesse dell’opera. Un parere non vincolante quello del IX Municipio, ma obbligatorio sì e anche di corsa. Una fretta (24 ore di preavviso) che ha fatto scattare le proteste delle opposizioni, ma anche dei cittadini. «Zero partecipazione, non abbiamo visto un documento, votiamo alla cieca?» riassume Claudia Pappatà, Pd. Poi quattro ore di bisticci, in cui la minoranza cerca di minare la legittimità della convocazione frettolosa, ma nemmeno tra le fila grilline le perplessità mancano. «Prima di procedere vorrei sentire il direttore del municipio, da noi gli atti non sono arrivati» chiede Paolo Mancuso, commissione Urbanistica M5S.
I problemi di illegittimità però si schiantano contro la maggioranza pentastellata. «Se non votate questo progetto, passa quello vecchio», la sintesi dell’assessore capitolino Linda Meleo, asso calato dal Comune che poi si ritira. Finché alle 15.30 l’opposizione beffa i 5 stelle: consiglio finito e non avete votato la proroga. È il caos. «Marcello De Vito ha detto di proseguire» dice il presidente dell’aula Marco Cerisola. Rivolta. Grida, proteste, cartelli inneggianti alla «trasparenza bla bla». Polizia e Digos a calmare gli animi. Alla fine tutto rinviato. Ma i tempi stringono.