Lo scudetto, almeno a parole, Di Francesco lo lascia ad altri colleghi. Dal 4° posto, non è il caso di uscire allo scoperto: «Se fossimo primi, potremmo comportaci diversamente, ma siamo dietro, a rincorrere. Come la Roma ha fatto anche l’anno scorso. Alla fine, dopo un campionato strepitoso che ha portato un ottimo secondo posto, però non si è vinto niente». Con le chiacchiere e i record, insomma, non si festeggia. Allineati e coperti, dunque: «Allegri può elogiare le altre perché ha fatto il pieno di successi. Non mi pare che a Roma si sia invece vinto tantissimo negli ultimi anni. Se non sono cauto io, chi lo deve essere? Certo, vorrei conquistare qualcosa di importante. Ma è ancora presto, dobbiamo migliorare. E credo che questo ambiente abbia bisogno più di un pompiere che di un Grisù». Cioè con il draghetto avvampatore (cartone animato anni Settanta) che sogna da pompiere e invece quando si emoziona incenerisce tutto. «Noi dobbiamo infiammare la gente con le prestazioni e i gol. Con la voglia di vincere tutte le gare. Questo però non è sempre sinonimo di successo». I tifosi, comunque, ci credono: in 2000 pure al Bentegodi.
TAPPA INSIDIOSA – «Dobbiamo portarci a casa i tre punti. Ma contro il Chievo non vanno dati per scontati. E’ un’avversaria ostica, ne sa qualcosa il Napoli. Ma ci vuole una vittoria per confermare quanto fatto fino a qui» insiste Di Francesco. «Siamo sulla strada giusta. Non dobbiamo fermarci,bisogna avere continuità. La nostra crescita passa anche dal fatto che i miei calciatori si sentono tutti importanti. Basta essere coerenti con loro». Il turnover lo aiuta. Così come la sua Idea è stata decisiva a convincere Monchi: «Credo che cercasse un allenatore con un metodo, non uno che ne dice tante e ne fa poche. Sono sempre stato diretto su quello che faccio. E sono rimasto me stesso, cercando di trasmettere la mia filosofia che è importante per costruire qualcosa. Noi ragioniamo sulle qualità dei giocatori: sceglieremo sempre quelli che piacciono a me e a lui. Questa cosa è stata chiara dall’inizio. Mi piace come vive la squadra». Torna sulla qualificazione agli ottavi. «In Champions abbiamo fatto qualcosa di grande ma non è finita qui, non dobbiamo accontentarci. Chiunque sarà l’avversario, bisogna avere l’ambizione di fare meglio».