La Roma non esce dalla bufera e resta in ritiro, anche se Di Francesco e il club non lo comunicano ufficialmente (la decisione arriverà questa mattina). L’atmosfera a Plzen è pessima, la tensione è negli sguardi dei protagonisti che fanno un’immane fatica a mantenere la calma anche davanti alle telecamere.
«PALLOTTA GO HOME» – I 700 tifosi che hanno seguito la squadra nel gelo di Plzen erano inferociti contro il presidente Jim Pallotta già prima del fischio di inizio: oltre ai soliti cori anche lo striscione rimasto in bella vista nel settore ospiti per 15 minuti «Pallotta go home». Il presidente resta convinto che sarebbe meglio esonerare Di Francesco, ma al momento mancano alternative convincenti. Eusebio entra in sala stampa scuro in volto, risponde alle domande con un filo di voce e non vede l’ora di alzarsi da quella sedia che scotta per tornare a Roma e provare a riprendere le redini di una squadra che appare smarrita, impalpabile, triste. Il tecnico non ha spiegazioni da dare, ma non abbandona la nave e difende i suoi quando vengono accusati di non dargli retta: «Non potete sapere se la squadra mi segua o meno. È il momento peggiore da quando sono allenatore della Roma, da calciatore ho vissuto momenti anche più difficili». Sul banco degli imputati c’è anche il reparto difensivo che non ha funzionato a dovere: «Non abbiamo difeso da squadra. È la pecca più grande quella di concedere troppo. Ho fatto valutazioni a livello personale, non ho avuto risposte che avrei voluto».
GENOA PER LORO – La partita con il Genoa è fondamentale per il futuro del tecnico: «È tutto delicato adesso. Non andiamo mica a Trigoria per bere birrette o a passeggiare. Richieste per il mercato di gennaio? Penso che tutti dobbiamo dimostrare qualcosa, io in primis. Tutti ci mettiamo in discussione e molti discorsi verranno fatti in sede di mercato». Tra gli ultimi a lasciare gli spogliatoi c’è Florenzi: «Tutti dobbiamo dare qualcosa in più, a partire da noi giocatori che non possiamo fare questa figura».