Come sta andando avanti questa stagione storica a Roma?
“Stiamo facendo una grande stagione, stiamo facendo la storia. Personalmente, sono molto felice e molto emozionato. Dobbiamo giocare contro un avversario difficile come il Liverpool, che ha fatto molto bene eliminando City, che era con il Barcellona una delle favorite. È un avversario difficile in Champions. In campionato lottiamo per entrare in Champions League e mantenere la terza posizione”.
La Champions è dispendiosa, tutti ne pagano il conto, specialmente per il Siviglia in questa stagione… “Per squadre come Barcellona o Real Madrid è più facile giocare in Champions League e in campionato. Il Siviglia ha giocato molte partite in questa stagione. Inoltre, ha raggiunto la finale della Copa del Rey e ha giocato i quarti in Champions League. Lasciando stare il fatto che è al settimo posto, sta facendo una grande stagione. Non è facile giocare su più fronti, poi è una stagione in cui c’è il Mondiale, quindi il calendario è più breve”.
Segui il Siviglia a distanza? “Vedo un sacco di calcio, non solo il Siviglia, che ovviamente seguo. Di solito sto con Diego (Perotti, ndr) per vedere il Siviglia. Sabato torneremo in tempo per la finale. Abbiamo la partita alle tre e poi tre ore di treno, quindi arriveremo appena in tempo. Non abbiamo preparato nulla di speciale, ma la vedremo sicuramente insieme. Lo faremo con grande entusiasmo perché è un club che ho nel cuore per tutti gli anni che ho trascorso lì”.
Come vedi la finale di Copa del Rey? “Il Siviglia ha un legame speciale con i titoli e, dopo tutto lo sforzo che hanno fatto in questa stagione, si meritano questa finale”.
Quali ricordi hai della finale del 2010 contro l’Atletico? “Ho molti ricordi di quella finale. Ci siamo arrivati avendo eliminato il Barcellona e quel titolo ci ha aiutato a continuare un ciclo che era iniziato prima. Nel 2007 avevamo vinto tutto: UEFA, Copa del Rey e Supercoppa, e in quella gara potevamo battere l’Atletico Madrid”.
Qual è il momento che è rimasto impresso nella tua mente? “Ricordo soprattutto l’illusione della gente. Abbiamo giocato a Barcellona e, all’improvviso, arrivi e loro sono tutti lì. Hanno fatto un grande sforzo per accompagnarci. C’erano persone che hanno viaggiato anche senza biglietto per sostenerci. Vedere tutte queste persone entusiaste è ciò che ricordo di più. Il sevillismo era sempre un’arma in più”.
Chi ha giocato quella finale dice che il Siviglia ha vinto soprattutto grazie alla spinta del pubblico… “Certo, è così. Il giocatore percepisce quel desiderio di vincere, di conquistare un altro titolo. Fare 1.000 chilometri per sostenere la tua squadra è un atto di fede, quindi cerchi di ricambiare. La folla era il dodicesimo giocatore quel giorno”.
Siete una delle tre squadre, insieme al Real Madrid in Supercopa e all’Espanyol in Copa del Rey, ad aver battuto il Barcellona. Qual è il segreto? “Abbiamo fatto anche una grande partita all’andata, nonostante il 4-1. Abbiamo segnato due autogol e non meritavamo quella sconfitta. Lì, avevamo capito come ferirli, e al ritorno abbiamo messo in campo le nostre armi. Abbiamo anche visto che contro il Siviglia avevano sofferto al ritorno. Il Siviglia ha giocato una grande partita e abbiamo visto come erano stati messi nei guai. Il nostro pressing alto ha bloccato il loro possesso. Siamo una squadra a cui piace giocare alta e corta. Ci piace giocare nel campo avversario con e senza palla. Cerchiamo di recuperare la palla e poi sfruttare le nostre possibilità, senza lasciarli giocare”.
Piqué e Busquets non erano al meglio, ciò ha avuto qualche influenza? “C’erano giocatori che avevano qualche problema, ma penso che poche squadre riescano a non lasciar giocare il Barcellona. Secondo me è stato più un nostro merito che un loro demerito”.
Di Francesco avrà dato qualche consiglio al suo buon amico Montella… “I tecnici italiani studiano molto bene il rivale. Si è visto nella partita di campionato tra Siviglia e Barcelona. Non so se Di Francesco ha parlato con Montella, ma Montella farà un ottimo lavoro. È un ottimo allenatore”.
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