Non sono ancora sei, a questo punto è probabile che lo siano domenica contro il Crotone, ma per la Juve è il rinvio della festa. A dire il vero se l’è cercato, vista la rinuncia ai titolari da parte di Allegri. Certo, un passo per volta, mercoledì c’è la finale di Coppa Italia, un pensiero qui e un pensiero là, ma ieri Max ha esagerato con i cambi. Giocava a Roma, contro la terza in classifica che doveva vincere per forza per riprendere il secondo posto. E così è stato. Non solo, dopo Bergamo, anche stavolta la Juve è stata ripresa e qui anche superata. Non è un segnale incoraggiante per una squadra storicamente solida soprattutto se lo uniamo ai risultati delle ultime 3 partite, due pareggi e una sconfitta. Mica bene.
LA RABBIA DELLA ROMA – La Roma è riuscita a togliersi almeno un’ultima soddisfazione, rinviare il sesto scudetto della Juve, evitare che una delle sue storiche rivali lo vincesse proprio all’Olimpico e soprattutto mantenere il secondo posto dopo l’assalto pomeridiano del Napoli. C’è riuscita con una partita rabbiosa, vinta in rimonta e per questo ancora più significativa. Sarebbe stata un’altra mortificazione per una tifoseria che di momenti lieti in questa stagione ne ha vissuti ben pochi, ma almeno questo può goderselo, insieme a De Rossi, il capitano che stavolta non ha sbagliato la partita che non doveva e non poteva sbagliare.
SENZA DZEKO – Non potendo contare sul suo centravanti titolare, Spalletti ha schierato una batteria di esterni, mezze punte e centrocampisti in fase d’attacco. Perotti non ha niente di Dzeko, ma l’impostazione di Spalletti, con Nainggolan più avanzato (per fare pressing sul suo amico Pjanic) rispetto alla coppia di mediani, era la stessa del girone di ritorno della scorsa stagione, quando Dzeko era finito in panchina. Non era un’idea nuova, ma si è rivelata vincente, considerato che alla fine i duelli diretti sono stati vinti quasi tutti dai romanisti.
CON LE RISERVE – Allegri, a sua volta, ha pescato a piene mani nel suo organico. Come aveva fatto Inzaghi il giorno prima a Firenze anche il tecnico livornese ha pensato alla Coppa Italia, con una rotazione massiccia quasi quanto quella laziale: fuori Dani Alves, Chiellini, Alex Sandro, Barzagli e Dybala (oltre a Khedira e Marchisio, acciaccati) quasi tutti titolari sicuri o probabili mercoledì prossimo. Ma con un centrocampo di buoni pedalatori e privo della qualità essenziale di Dybala, la Juve ha faticato a farsi pericolosa.
BOTTA, RISPOSTA E RIMONTA – E’ cominciata con un palo pieno di Asamoah (sinistro da fuori area), è proseguita con il gol di Lemina su assist di Higuain e il primo tempo si è concluso col pari rabbioso di De Rossi che ha ricacciato in rete due respinte corte di Buffon. La Roma stava giocando una partita attenta, con poche concessioni, con molta forza, ma senza eccedere in agonismo, una partita vera di fronte a un’avversaria che non ci credeva fino in fondo. La rimonta si è materializzata col primo serio attacco di El Shaarawy, il cui tiro ha preso un giro velenoso toccando il piede di Lichtsteiner: Buffon ha battezzato fuori la palla che invece ha toccato il palo ed è entrata.
CON I TITOLARI – Solo a quel punto Allegri ha messo uno dei titolari, Dani Alves, per Lichtsteiner. Ma proprio il brasiliano ha facilitato il 3-1 della Roma lasciando Nainggolan in posizione regolare. Con due gol da recuperare, dentro Dybala e poi Marchisio, Spalletti ha risposto con Juan Jesus al posto di Nainggolan e con la difesa a tre. Dybala ci ha provato, ma la Juve non si è più ritrovata, Mandzukic e Higuain non avevano mai il sopravvento su Rüdiger, Fazio e Manolas e tutta la Juve aveva ben poco da dire in quel finale. La Roma se n’era già andata, fiera del suo secondo posto e di un -4 che, con più attenzione durante l’anno, poteva essere perfino annullato.