Sette sposi per sette sorelle. Se la serie A è un film in produzione questa è l’ora del casting: cercasi il principe del gol. Dzeko. Mertens. Belotti. Higuain. Icardi. Immobile. E Kalinic, di rincorsa. La potenza di fuoco delle prime della classe della nostra serie A è impressionante. L’anno scorso i primi sei cannonieri hanno scavallato quota 20, che è come immaginare la vetta del Cervino assai affollata. Si sta strettini lassù in cima, eh, ragazzi? A questo punto – e con queste premesse – l’impresa eccezionale (sempre viva Lucio Dalla), non è essere normale, ma speciale, cioè provare a fare meglio di prima.
FUOCHI D’ARTIFICIO – La scorsa stagione ha visto un’accelerata massiccia da parte dei cannonieri, tutti, contemporaneamente, come se si fossero messi d’accordo. E’ stato questo il motivo che ha fatto del nostro campionato un fuoco d’artificio perenne. Con 1123 gol complessivi, la nostra serie A è stato il campionato più prolifico tra i top 5 europei. Eterno il dilemma: va così perché i bomber sono (molto) più bravi o perché i difensori sono (molto) più brocchi? La verità non sta nel mezzo, ma nel mazzo, inteso come mazzo di carte (leggi bomber) buone-ottime che abbiamo in mano. E’ un momento storico, questo, in cui in Italia di gente che fa gol di mestiere, ce n’è in abbondanza.
TRANNE IL PIPITA – Sul piano dello score individuale l’ultima è stata una stagione da record per Dzeko, Mertens, Belotti, Icardi e Immobile, cinque dei primi sei bomber. Il solo Higuain (24 gol, ma tutti su azione) veniva da campionati migliori (i 36 gol segnati col Napoli due anni fa). Dunque: con i suoi 29 gol Dzeko ha fatto tre volte e mezza meglio del primo anno giallorosso (8 centri), tornando ai livelli di quando – nel 2008-09 – regalava l’inatteso titolo di Bundesliga al Wolfsburg. Mertens ha avuto la media-gol migliore: uno ogni 92 minuti giocati, 15 i centri in trasferta (nessuno come lui). Icardi si è migliorato (da 22 a 24), così come Immobile ha superato il se stesso che in granata aveva vinto il titolo di capocannoniere (23 con Lazio, 22 col Toro).
BOMBER NO LIMITS – E’ una serie A di animali da gol; certo, talvolta funzionali alla squadra altre volte splendidi solisti; alla fine sempre e comunque decisivi per quel motivo lì: la buttano dentro. I «sette sposi per sette sorelle» partono in pole, ma dietro scalpitano vecchi fusti come Borriello e Pazzini, giovani rampanti come Simeone, vecchi ragazzi in cerca del salto di qualità come Destro e Paloschi, bomber a caccia di rivincite come Milik. Hanno tutti un motivo per dare ragione a George Best quando disse: «Se mi avessero dato la possibilità di scegliere tra segnare un gol al Liverpool da ventisette metri, dopo aver saltato quattro uomini, e andare a letto con Miss Mondo, sarebbe stata una scelta difficile. Per fortuna, ho avuto entrambe le cose. Ma una di queste cose l’ho ottenuta davanti a cinquantamila persone in delirio…». Applausi, sigla. Ciak si segna, ciak si sogna