Ripensare oggi al paragone fatto tre anni fa da Walter Sabatini tra Florenzi e Dani Alves fa un po’ rabbrividire. L’esterno sta attraversando uno dei periodi più difficili in carriera (secondo solo al doppio infortunio al ginocchio), una difficoltà cominciata un mese dopo la sua firma sul contratto di cinque anni (2 agosto 2018). All’epoca Alessandro ha dichiarato di voler far cambiare idea a chi durante l’amichevole estiva a Latina lo ha soprannominato trenta denari per via della lunga trattativa per il rinnovo. Come riuscire nell’impresa? Con prestazioni convincenti, qualche gol e diventando protagonista della vittoria di un trofeo (la Coppa Italia) che manca a Trigoria da 11 anni. Tre obiettivi che al momento non sono stati raggiunti.
LE DIFFICOLTÀ Oggi non è in discussione il suo amore per la maglia («Mi piacerebbe essere un capitano che si avvicini a De Rossi», le parole del terzino in una recente intervista), ma il rendimento in campo: da esterno basso rischia di essere scavalcato. Nel 7 a 1 contro la Fiorentina le imbucate di Muriel gli hanno fatto girare la testa e Di Francesco si è reso conto di quanto Alessandro sia diventato irriconoscibile. Il tecnico sta pensando di spostarlo più avanti contro il Milan: uno tra Karsdorp e Santon ricoprirà il ruolo di terzino destro, mentre Florenzi giocherà in avanti. Attaccante se Eusebio dovesse tornare al 4-3-3, o esterno sulla trequarti se il modulo dovesse rimanere il 4-2-3-1. Il rendimento della squadra ha sicuramente influenzato anche quello del vicecapitano, ma l’ambiente da lui si aspetta carisma e continuità, attributi che al momento sono stati messi in stand-by.