Alessandro Florenzi ha dedicato una lettera al capitano Francesco Totti, diffusa dal sito ufficiale della squadra giallorossa: Queste le sue parole:
Sono cresciuto nel vivaio della Roma. E come tutti i ragazzi del settore giovanile, la domenica facevo il raccattapalle allo Stadio Olimpico. I primi ricordi che ho di Francesco risalgono proprio a quel periodo. È lì che osservandolo a pochi metri da me ho capito che stavo vivendo un calciatore di un’altra categoria.
Ho continuato il mio percorso alla Roma e sono arrivato fino alla Primavera. Ogni tanto mi capitava di allenarmi con la prima squadra. Era davvero difficile non essere emozionato a giocare accanto a Totti. I grandi campioni ti creano soggezione con un solo sguardo, ma Francesco su questo aspetto è splendido. Lui era il primo a non metterti in soggezione, cercava sempre di farti sentire a tuo agio. Mi parlava, mi faceva una battuta e in un attimo sembrava diventare il tuo migliore amico.
È legato a lui anche il ricordo del mio esordio in Serie A. Era il 22 maggio del 2011, dopo poco sarei andato a giocare a Crotone. Montella mi convocò in Prima Squadra per l’ultima partita del campionato: Roma-Samp. Mi chiamò per entrare e presi proprio il posto di Francesco, fu lui a battermi il cinque prima di fare il mio ingresso in campo. Fu il simbolo della Roma a darmi il cambio, quello della mia prima partita di Serie A. Quella è un’immagine che rimarrà per sempre nei miei occhi e non solo: anche di mio padre, di mia madre e di tutti i miei familiari che hanno visto realizzarsi il mio sogno.
Tornando a Trigoria dopo l’anno a Crotone, il rapporto è andato sempre crescendo: siamo entrambi romani e con lui, così come con Daniele, si è costruito un legame speciale. Voglio veramente bene a entrambi e questo sentimento cresce nel tempo.
Il mio legame stretto con Francesco è iniziato sull’aereo verso gli Stati Uniti. Per me era la prima tournée, il primo viaggio oltreoceano e le ore non passavano mai. E allora per ingannare il tempo abbiamo iniziato a giocare a burraco. Sono arrivate subito le battute ed è iniziato un bel feeling. È un maestro a farti sentire in ogni momento come se fossi a casa tua, riesce a farti ambientare subito, con una battuta o uno sguardo dei suoi. Quando entri nel mondo della prima squadra alla Roma si rivela davvero un grandissimo compagno.
Anche il secondo momento più importante con la Roma porta la sua impronta: il mio primo gol è nato da un suo assist. Era il 2 settembre 2012, giocavamo a San Siro contro l’Inter. Posso avere la fortuna di dire che Francesco ha segnato personalmente le due tappe che un ragazzo che gioca a calcio sogna: esordire in serie A e segnare il primo gol ufficiale.
Negli anni è rimasta la persona più tranquilla del mondo. Fuori dal campo è una persona riservata e molto timida, cosa che magari non diresti mai. Gli piace passare molto tempo in famiglia e probabilmente anche quello che rappresenta per Roma lo forza a rimanere una persona estremamente riservata: non dev’essere facile andare in giro senza diventare inevitabilmente l’attrazione numero uno. Credo che sarà sempre così.
Passare da compagno di squadra ad amico è stato molto semplice, soprattutto grazie a lui, perché io all’inizio ero imbarazzatissimo.
Parlare di Francesco come giocatore poi non serve, per lui parlano la sua storia, le sue giocate e i suoi gol. Io posso solo dire che è un calciatore unico. Il suo miglior pregio è forse quello di avere gli occhi anche dietro la testa, una cosa che nel mondo del calcio è davvero rara. Capisce tutto prima degli altri, ha un’intelligenza superiore in questo sport.
Quando parli di Roma parli di Francesco. Basta passare due ore in questa città per capirlo: se pensi alla Capitale, il primo nome che ti viene subito in mente è quello di Totti.