“Credo che insieme potremo creare qualcosa di speciale”. Chissà che tra qualche anno queste parole non vengano ricordate insieme al raggiungimento di qualche obiettivo sportivo, scremate da tutto lo scetticismo che sta accompagnando l’arrivo di Paulo Fonseca sulla panchina della Roma.
Perché il primo avversario che il tecnico portoghese dovrà battere è il clima di malessere che l’ultima stagione – con lo strascico dell’addio forzato di De Rossi – ha lasciato tra i tifosi giallorossi. Biennale (più opzione per il terzo anno) a 2,5 milioni circa, adesso è ufficiale, Fonseca è il nuovo allenatore della Roma.
“E ne sono molto felice – le sue prime parole – desidero ringraziare la dirigenza per l’opportunità che mi è stata data. Sono entusiasta e motivato dalla sfida che ci aspetta e non vedo l’ora di trasferirmi nella capitale, di incontrare i nostri tifosi e di cominciare a lavorare”.
Non vede l’ora anche la dirigenza, riunita a Londra in queste ore per tracciare le linee guida della prossima stagione, tra mercato, marketing e rapporti interni. Dopo il rifiuto di Conte, Gasperini, in parte De Zerbi e l’accantonamento di Mihajlovic per motivi ambientali, Fonseca è il simbolo scelto per una risalita che si spera veloce, per ritrovare dalla prossima stagione la Champions League.
“E’ conosciuto per la sua idea di calcio coraggiosa e offensiva, che potrà entusiasmare i nostri tifosi”, scrive Pallotta, che spiega, in pratica, il perché alla fine la scelta è caduta sul portoghese. Un modo di giocare che possa riavvicinare la gente sfiduciata alla squadra, costruendo un progetto pieno di giovani esterni e trequartisti, i ruoli che il tecnico predilige.
Diventato famoso per essersi presentato mascherato da Zorro in sala stampa dopo aver superato il girone Champions. Mascherina e mantello hanno fatto il giro del mondo, regalando l’immagine di un tecnico istrionico che ha vinto tutto in Ucraina alla guida dello Shakhtar (tre campionati, tre coppe e una Supercoppa), e che sarà l’ottavo allenatore dell’era americana.
Se poi diventerà anche l’ottavo re di Roma, dipenderà da quanto la società lo metterà nelle condizioni migliori di lavorare. Bello e giovane, Fonseca è il terzo allenatore della storia romanista ad esser nato negli anni ’70, dopo Luis Enrique e Vincenzo Montella. Un mister moderno e vicino alla mentalità dei giocatori che, solitamente, sono travolti dal suo entusiasmo. Lo stesso entusiasmo che la Roma spera riesca a contagiare l’ambiente.
Che, comunque, sta rinnovando gli abbonamenti: nella fase di prelazione, entro il 16 giugno, i tifosi hanno rinnovato 5.300 tessere (dato in linea con l’andamento registrato un anno fa negli stessi giorni concessi ai vecchi tesserati). Lo zoccolo duro non abbandona la squadra – la maggior parte sono tessere di Curva sud – e, seppur nel pieno di una contestazione che sta caratterizzando a suon di striscioni sparsi nel mondo l’estate giallorossa, la presenza allo stadio sembra garantita.
Così come in ritiro. Quando Fonseca si presenterà il 29 giugno a Pinzolo saranno in tanti a seguire i primi vagiti della nuova Roma, orfana di De Rossi e affidata a Florenzi, erede della fascia per linea diretta di romanità. E, a proposito di De Rossi, il centrocampista e, secondo voci sempre più insistenti, a un passo dall’accettare la proposta del Los Angeles Fc. Ma prima di trasferirsi in California con tutta la famiglia, Daniele vuole valutare bene anche la possibilità di giocare qualche mese al Boca Juniors dell’amico Burdisso.
FONTE: La Repubblica – F. Ferrazza