Una squadra che tira 16 volte dentro all’area di rigore non può segnare solo un gol. E questo è un fatto ormai connaturato alla Roma di questa stagione, poco assassina non solo nell’attimo decisivo ma anche in quello immediatamente precedente. Ma per il momento generale che il club sta vivendo, questo pareggio agganciato quasi per magia sullo strano asse Antonucci-Dzeko assomiglia a una benedizione, tanto più perché certifica la prima rimonta di questo campionato. Scossa dal mercato, in difficoltà tecnica, la Roma ha saputo reagire con orgoglio anche al controverso episodio che ha generato il gol della Sampdoria, dal fallo non concesso a Strootman al rigore assegnato con il Var.
SODDISFAZIONE – Adesso, dopo cinque giornate senza vittoria, almeno Eusebio Di Francesco conosce il senso compiuto della classifica, con un quinto posto provvisorio e un -5 dalla Lazio che creano apprensione a Trigoria ma che dopo questa trasferta sembrano meno drammatici. «Devo fare i complimenti alla squadra – spiega – ho rivisto l’atteggiamento giusto, abbiamo ritrovato certi meccanismi. Purtroppo ci sono state delle imprecisioni nella loro area di rigore. Ma continuando così sapremo riprenderci i punti lasciati per strada. Questo è un pareggio immeritato perché è dovuto a una situazione irregolare». Non ha digerito la decisione di Orsato: «C’è un netto fallo di ostruzione su Strootman prima che entri in scena il Var. La cosa più grave è che il guardalinee l’avesse segnalato. E mi dà fastidio. Il Var è uno strumento utile per tutelare lo spettacolo ma dev’essere uguale per tutti. Mi pare che si continui a sbagliare… Di buono c’è che abbiamo reagito alla grande».
IL CASO – Manda un abbraccio a Mirko Antonucci, che ha lanciato in Serie A a 18 anni ottenendo in cambio un assist decisivo: «E’ stato bravo il ragazzino… ci ha dato qualità in un momento in cui mancava convinzione. Permettetemi di dire che ho avuto coraggio nel proporre un esordiente del ‘99 mentre stavamo perdendo». Poi si dedica agli elogi per Edin Dzeko, motivando la scelta di schierarlo dal primo minuto nonostante la trattativa aperta con il Chelsea: «Finché sarà qui io lo farò sempre giocare perché è un professionista serio e il giocatore più decisivo della mia squadra. Se poi andrà via, è una decisione della società determinata da motivi importanti. Per ora me lo tengo stretto». Gli è piaciuto anche Schick: «E’ entrato bene a destra. Può giocare in tutti i ruoli dell’attacco, è solo una questione di testa. Quando c’è un buon comportamento di squadra come stavolta niente è impossibile».