«La Roma c’è e non solo contro le piccole». La frase non è a effetto, ma Di Francesco l’ha preparata al ritorno da Baku. Quando è stato messo in discussione il gioco della squadra, senza pensare al lungo digiuno dei giallorossi nelle trasferte di Champions. Eppure in meno di un quarto d’ora il risultato è stato messo (quasi) al sicuro. «Volevamo proseguire la corsa per restare attaccati alla testa della classifica. Il rinvio con la Samp non aiuta, ma si diceva che le nostre vittorie erano tutte facili….La squadra sta trovando gli automatismi, vedo una crescita generale». La sua reazione è comprensibile perché spesso è stato fatto il paragone, anche recentemente, con la gestione Spalletti. Per la cronaca il nuovo allenatore, dopo le prime 6 partite di campionato, ha già raccolto 5 punti in più: 15 contro 10. Eusebio non cerca alibi, ma spiega. E, a sentirlo parlare, sembra far riferimento alle assenze che spesso sono sottovalutate: «La squadra ha dimostrato di essere matura, essendo arrivata qui dopo una settimana particolare. A noi mancano tanti giocatori che darebbero maggior valore nelle alternative, siamo carenti davanti ora. Ai miei giocatori ho detto che contava la testa». E chiarisce la svolta tattica: «Ad un certo punto ho cambiato, alzando Nainggolan. A turno un centrocampista doveva andare su Biglia, quasi un 4-2-3-1. Poi ho lasciato che fosse solo Radja a prenderlo. E negli ultimi venti minuti abbiamo rubato cinque-sei palle nella loro metà campo che era quello che abbiamo preparato. E’ mancata un po’ di continuità nell’aggressione ma è normale: ci sono giocatori di alta qualità pure dall’altra parte». Su Florenzi: «Da esterno è un grande calciatore perché ha tempi di inserimento come un giocatore unico. Da terzino perde qualcosa».
TAPPA FONDAMENTALE – «È stata una vittoria importante ma non la più bella. Ma la più importante è stata quella in Champions» precisa Di Francesco. L’esibizione giallorossa, magari non spettacolare, è stata essenziale e soprattutto ordinata. Non accetta di sentire che il Milan è stato superiore in alcune fasi del match: «Guardiamo i numeri quando uno è superiore tira tanto in porta e il mio portiere di parate ne ha fatta una sola. Noi abbiamo sicuramente concluso più volte…».La strada intrapresa, insomma, è quella giusta: «Sei vuoi essere aggressivo devi alzare gli esterni e noi non ci siamo riusciti. Le partite non si possono dominare per 90 minuti, con l’Inter lo abbiamo fatto per 70 minuti e abbiamo perso. Il Milan ha grandi potenzialità, con Montella c’è una grandissima amicizia. Ma in campo si va in guerra e stavolta l’ho vinta io».
SARRI DA IMITARE – Di Francesco si prepara al nuovo scontro diretto, appuntamento all’Olimpico, sabato 14 ottobre, per sfidare il Napoli a punteggio pieno: «E’ la squadra che non vorrei mai incontrare. La Juventus è sempre arrivata fino in fondo, ma il Napoli è una squadra che è una sinfonia. Vorrei che anche la Roma possa crescere così. Dobbiamo migliorare nel gioco. Adesso il rischio è l’esaltazione. Siamo dietro agli altri e restiamo con i piedi per terra. Io so che il gruppo migliora di partita in partita, la crescita è evidente. Io, comunque, sono un martello, pure se non lo dimostro…». De Rossi è partito per Firenze nonostante abbia chiuso il match con un fastidio al ginocchio destro (gonalgia infiammatoria). Lo staff medico della Nazionale lo visiterà stamattina a Coverciano. Ventura ha già perso Verratti e non vorrebbe rinunciare anche al capitano giallorosso per le gare decisive delle qualificazioni mondiali contro la Macedonia e l’Albania. Strootman ha lasciato lo spogliatoio di San Siro zoppicando vistosamente: trauma contusivo all’adduttore destro. Con l’ematoma alla coscia, non sembra recuperabile per le partite dell’Olanda.