Fino all’ultimo respiro, ma l’1-0 voleva e l’1-0 la Roma ha ottenuto e difeso. Se teniamo conto di Montella, che con il Siviglia fa fuori Mourinho all’Old Trafford, bella serata davvero per gli italiani. Ai quarti di Champions due squadre italiane non si presentavano da 11 anni. E la Roma, dopo il primo sorteggio, con Chelsea e Atletico Madrid, con un allenatore nuovo e Salah ceduto, sembrava condannata al ruolo di comparsa. Ma non rassegnata. Nel girone di ferro e fuoco, ha chiuso al primo posto. Anche per questo meritava di andare avanti.
Lo Shakhtar non è avversario facile, pieno com’è di brasiliani dai piedi buoni, che nello stretto possono far girare la testa a chiunque e sanno alzare il ritmo. All’andata, una bella Roma s’era disgregata nel secondo tempo. Ieri, bisognava evitarlo. Penso che Di Francesco avesse invitato alla calma e all’attenzione. Dimenticarsi l’ansia di fare gol subito, evitare di subirne per prima cosa, aspettare il momento propizio. La Roma ha seguito alla lettera le sue istruzioni, a volte esagerando con la calma e voltandola in flemma. Nel primo tempo Manolas e Fazio, una volta ciascuno, cercando disimpegni leziosi hanno creato corridoi e pericoli davanti ad Alisson. Mai seriamente impegnato, come il suo dirimpettaio. A merito della Roma tutta, lo Shakhtar nemmeno con un tiro inquadra la porta. Si gioca molto a centrocampo, e qui la Roma è brava, specialmente Nainggolan, nel mordi e fuggi. E il lancio di Strootman per Dzeko vale il premio-partita.
La Roma attacca più spesso sulla sinistra, con il duo Kolarov-Perotti più arrembante di Florenzi-Ünder. Molto pallida la prova del giovane turco, forse condizionata da una botta al ginocchio. Lo sostituisce Gerson, elegante di movenze ma poco utile alla causa comune. Si divora un’occasione enorme, altre due possibili occasioni per il 2-0 non le infila Dzeko, ma l’1-0 basta e Dzeko per generosità è stato bravissimo. E sulla legittimità della vittoria non si discute. Un successo di gruppo che deve inorgoglire l’allenatore. Le cose negative, il rovescio di una medaglia lucente. È mancata personalità quando lo Shakhtar è rimasto in 10 (di mezzo, sempre Dzeko). Un quarto d’ora di sofferenza e mischioni che si potevano evitare. Come si potevano tenere i nervi a posto, a quel punto una mezza rissa serviva solo allo Shakhtar. E si potrebbero evitare le lungaggini dei raccattapalle: in Europa non è un bel vedere, e ad essere sinceri nemmeno in Italia. Che poi dappertutto facciano così non è obiezione valida.