La rabbia non è stata scongelata, anche se dalla neve di Kharkiv alla pioggia romana la temperatura è decisamente migliorata. Alla vigilia della partita con il Milan, che può servirgli per confermare il terzo posto e per tenere a distanza di sicurezza un cavallo di rincorsa, Eusebio Di Francesco sembra ancora amareggiato per la sconfitta di Champions League anche se alla squadra ha provato a trasmettere stimoli positivi: «Ho voluto esaminare le cose a freddo per evitare di dire ai giocatori cose sbagliate. Ma ieri (venerdì, ndr), ho parlato nello spogliatoio ricordando che abbiamo ancora la possibilità di passare il turno e che ci dobbiamo velocemente rituffare sul campionato. Ovviamente, servirà una maggiore continuità in partita: contro lo Shakhtar abbiamo fatto molto bene per 50 minuti, occorre arrivare almeno a 70 per pensare di ottenere dei risultati».
MENTALITA’ – Il sistema di gioco, 4-2-3-1 o 4-3-3, è un falso problema: «Potrei tornare al 4-3-3, certamente. Poi, è chiaro che le caratteristiche dei giocatori siano decisive nella scelta del modulo. Ma è sempre una questione di interpretazione: a Kharkiv il 4-2-3-1 ha funzionato al meglio nel primo tempo, con la giusta dose di aggressività e la ricerca della verticalità. Nella ripresa è andato tutto meno bene e questo mi fa arrabbiare. Forse pensavamo a gestire il risultato perciò, anche in base ai dati analitici di cui siamo in possesso, mi sento di dire che abbiamo mollato mentalmente e non fisicamente. Ma siccome alleno in una certa maniera, sono convinto che cresceremo sotto ogni aspetto». La mentalità può fare la differenza anche per avvicinare le squadre più forti del campionato: «Regole, progettazione, continuità. Questo ci vuole e questo stiamo provando a costruire. E’ inutile fare paragoni con la Roma dello scudetto, che fa parte di un’epoca diversa e che a parte qualche innesto di lusso tipo Batistuta era composta da giocatori che da qualche anno giocavano insieme. Però il pensiero e il desiderio che abbiamo all’interno della società è lo stesso».
IL NINJA – Alla Roma sta mancando il migliore Nainggolan. Di Francesco sorride amaro rivolgendosi ai cronisti: «Mi dispiace non avervi dato ragione, quando mi chiedevate di farlo giocare trequartista, perché a me interessa la Roma e non il singolo. Anche qui è una questione mentale: Radja deve ritrovare forza e determinazione». Conferma che il problema al polpaccio, vecchio di tre mesi, lo ha frenato: «Ma adesso sta recuperando la condizione. Il momento per lui è particolare ma sono sicuro che presto tornerà il calciatore che tutti conosciamo».
BALLOTTAGGIO – A lui comunque difficilmente Di Francesco rinuncerà. Mentre Dzeko stavolta rischia la panchina a vantaggio di Schick, che giocherebbe per la prima volta dall’inizio nel 2018: «E’ una possibilità. Patrik è uno di quelli che sto valutando. In alternativa a Edin». Indizio importante: una settimana prima, aspettando la trasferta di Udine, Di Francesco aveva detto che Schick non era pronto per fare il titolare. Stavolta invece gli apre le porte. El Shaarawy invece dopo la tribuna di Champions si dovrebbe accomodare in panchina contro gli ex amici del Milan: «Gli ho parlato. Stephan è un ragazzo intelligente e sa che deve ritrovarsi. Mi è dispiaciuto lasciarlo fuori a Kharkiv ma uno doveva pure uscire e ho scelto in base al momento fisico e psicologico di tutti».