Il silenzio del San Paolo che guarda i gol della Roma è musica per i romanisti che esultano quattro volte davanti alla tv mentre Dzeko e i suoi fratelli dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio che questa squadra avrebbe potuto fare un campionato diverso e non limitarsi a una volata per il piazzamento in Champions League. E’ una vittoria pazzesca per qualità e significati, che forse nemmeno Eusebio Di Francesco avrebbe potuto immaginare in proporzioni così larghe.
SOSPIRO – Per una notte la Roma torna al terzo posto, certifica comunque il controsorpasso alla Lazio e adesso può scrutare il futuro con meno pessimismo. Di Francesco, che comunque non era stato messo in discussione dalla proprietà e dai dirigenti, può oggi andare a votare con il cuore più leggero. «Questo per noi dev’essere un punto di partenza – spiega –, lavorando sull’aspetto mentale siamo riusciti a ottenere un grande risultato. Si diceva che la squadra fosse giù invece rimanendo dentro alla partita abbiamo battuto un grande Napoli». Un appunto però da allenatore lo fa: «A un certo punto abbiamo abbassato la tensione, siamo calati, pensando di aver vinto. Non deve succedere di prendere il 4-2 perché non puoi sempre segnare 4 gol in trasferta. Di sicuro questa è una Roma da Champions, anche se forse non è ancora all’altezza di quella delle due partite con il Chelsea».
RIMPIANTO – Nelle sue parole si sente soddisfazione ma anche rimpianto: «Fa rabbia vedere questa mentalità e questo stato fisico a Napoli se poi si perdono tanti punti per strada. C’è da lavorare sulla testa più che sulle gambe. Di sicuro però questa vittoria ci può servire ad acquisire consapevolezza». Ai giocatori ha dato coraggio prima della partita: «Mi prendo questo merito, come altre volte ero colpevole. Si pensava potessimo perdere con tanti gol di scarto e invece ho insistito, dicendo alla squadra che non eravamo venuti qui a fare una passeggiata. Ha funzionato. Abbiamo vinto perché abbiamo sbagliato meno del Napoli ma anche perché ce la siamo giocata a viso aperto». Commenta con entusiasmo l’azione del primo gol di Dzeko: «E’ stata un’azione da Napoli, che ha coinvolto tutti i giocatori. E’ questo il calcio che voglio ma in generale mi è piaciuta la compattezza di squadra».
I PROTAGONISTI – Molto è stato determinato da Dzeko, che al San Paolo ha segnato la seconda doppietta consecutiva: «Gli ho parlato nei giorni scorsi, gli ho chiesto di fare di più. E lui che è un ragazzo intelligente ha capito. Edin ha una tecnica straordinaria, non ho mai visto un numero 9 così. Magari non è Ibrahimovic perché è meno cattivo: spesso si ferma a pensare alla giocata precedente, invece di dedicarsi a quella successiva». E Ünder quanto vale? «Non faccio una valutazione economica. Ha una capacità di prepararsi le giocate impressionante e in area è letale».
CONDIVISIONE – La felicità della vittoria è arrivata televisivamente anche dall’altra parte dell’oceano, dove James Pallotta stavolta ha potuto festeggiare. A Napoli c’era il suo braccio destro, Alex Zecca, che il presidente aveva mandato a Trigoria dopo la sconfitta con il Milan per verificare i motivi della crisi. Era successo altre volte ma in questo caso il viaggio aveva un significato più profondo. Di sicuro ha portato bene. Di Francesco chiude: «Io sono sempre stato orgoglioso di allenare la Roma. Ritengo che quando si sceglie un allenatore si debba sposare un’idea, per costruire qualcosa serve un’identità. E infatti vi dico questo: giovedì in allenamento invece di dedicarmi alla fase difensiva ho fatto 50 minuti sullo sviluppo della manovra. Volevo sfidare il Napoli, ho avuto ragione».