Resilienza. A Roma si vola alto, cresce il livello, il terzo posto fa lievitare i pensieri. Di Francesco usa parole che nessuno a Trigoria ha mai usato e osato, almeno pubblicamente. Tantomeno negli spogliatoi. Parole alte per elogiare e prendere a esempio poi una storica rivale della Roma. Della Juve Di Francesco, molto colpito dalla vittoria di Wembley, vorrebbe appunto la stessa resilienza, termine salottiero di moda, buono per discettare della crisi del Pd ma anche di Roma-Torino e Roma-Shakhtar. Semplificando, grande ammirazione per la capacità juventina di trasformarsi e adattarsi, la ferocia di saper tirar fuori una vittoria da una partita già perduta. «Duri a morire, è questo lo slogan della Juve. Nella sofferenza sono riusciti a venirne fuori. La resilienza di questa squadra è impressionante, mi auguro che tale mentalità divenga anche la mentalità del calcio italiano e della Roma». Non sarà semplice far digerire modelli Juve a Roma, ma tant’è: chi vince ha ragione.
Di abbondante resilienza la Roma avrà necessità per ribaltare la settimana prossima il ko con lo Shakhtar. Ma un po’ di spirito Juve servirà pure nell’anticipo di stasera contro il Torino. Squadra evanescente quando ha affrontato ultimamente la Juve e il Verona – tanto da risollevare un po’ di malumori contro Mazzarri e soprattutto Cairo – ma che in Coppa Italia a dicembre eliminò proprio una Roma stravolta dai cambi con i gol di De Silvestri ed Edera. C’è da dire che quello era il Torino di Mihajlovic, mentre quello di oggi è un po’ più difensivista, senza che questo però gli abbia evitato le recenti sconfitte. «Abbiamo un bel rapporto» dice l’allenatore del Torino, mentre riflette sul naso storto e dolorante di Niang e l’idea di «dar fastidio alle grandi». Mazzarri e Di Francesco hanno estrazione proletaria comune, risalente ai tempi dell’Empoli – si parla di 30 anni fa – sono amici, rispettosi l’uno dell’altro, accomunati dalla gavetta in provincia. Anche se agli antipodi in fatto di idee di calcio. «Ah, il mio calcio, quello che vorrei io…» sospira il buon Di Francesco, facendo capire che il calcio ideale non esiste e di compromessi bisogna farne parecchi per tirare avanti. Sul turnover scientifico ad esempio c’è qualche ripensamento.
La Roma del terzo posto comunque viene dalla partita molto resiliente di Napoli. Al gol di Insigne la reazione veemente di tutta la Roma e soprattutto di Edin Dzeko. Che però, squalificato, stasera non ci sarà. E dunque spazio a Patrick Schick, giovane talento ancora non sbocciato a Roma, che l’allenatore farà giocare perché altri non ce ne sono. La Roma in casa ha perso 5 partite di campionato (Inter, Napoli, Atalanta, Samp e Milan) più quella di Coppa Italia col Torino. Dato l’incombere di Lazio e Inter, non ci saranno, dicono, pensieri rivolti al complicatissimo match di ritorno di martedì prossimo con lo Shakhtar Donetsk. Di Francesco ha calcolato che ci sia tutto il tempo per spegnere e riaccendere l’interruttore biologico. A Kharkhiv fu molto resiliente lo Shakhtar, ma alla Champions si penserà. Ricordandosi anche della Juve.’