Francesco Rocca è nato per correre e per giocare con la Roma. A 22 anni era il più forte di tutti poi s’è spezzato un ginocchio. Alla Roma non ha dato”solo” letteralmente una gamba (fa ghiaccio ancora oggi, fa ancora male la gamba oggi, tanto) ma la vita: «È come se avessero tagliato le corde vocali a uno che è nato per cantare. Poi ti rialzi ma è un’altra cosa». Rocca è la Roma. Punto. A un certo punto dice -senza cronologia,senza avvertimento -: «Io con la Roma c’ho fatto l’amore». Mai, mai, mai nessuno come Francesco Rocca ha saputo stare zitto parlando della Roma. È fuori dalla Roma da quasi 40 anni e non ha mai detto mezza parola contro. «Avevo un sogno e l’ho realizzato. Poi me l’hanno tolto. Ma un conto sono gli uomini, un altro la Roma, quella non me la portano via. Ce l’ho sin da bambino». Per la prima volta accetta di parlare di tutto questo.
Pure da ragazzino eri romanista? «Sì, anche se a San Vito erano quasi tutti laziali, ma io ero della Roma. Anche grazie a un mio amico, Lorenzo, mio amico ancora oggi. Ma poi non lo so perché. Era così e basta. Io sono cresciuto della Roma»
Come? Il primo ricordo… «Taccola. Ho seguito tutta la sua storia. Avevo 14 anni, feci sega a scuola per andare al funerale alla Basilica San Paolo. Piansi tantissimo. La gente era impressionante. Vidi i giocatori della Roma portare la bara. Vidi arrivare il pullman della Roma, dopo due anni stavo con loro. Il sogno mio». (…)