Uno è uscito dall’Olimpico assordato dai fischi che non sentiva di meritare, l’altro per la prima volta ci entra da padrone della panchina tra i dubbi di chi ha negli occhi una vittoria sofferta sul campo dell’Atalanta e un’estate per certi versi scoraggiante e la speranza di chi invece è disposto a dargli carta bianca per provare ad arrivare laddove il primo non si è potuto spingere. Spalletti bussa alla porta di Di Francesco con sete di vendetta: la sfida tra passato e futuro è già iniziata. Entrambi concorrono per togliere lo scettro alla Juventus, anche quest’anno partita favorita ai nastri di partenza, un po’ più affollati del solito però, vista la concorrenza del Napoli e delle milanesi.
La Roma c’è e il suo piccolo segnale l’ha mandato a Bergamo,mostrando una voglia di portare a casa il risultato che da sola basta per far scattare la molla della fiducia, nonostante i limiti di gioco e di condizione fisica. I tre punti al debutto erano ciò che serviva per continuare a lavorare con la giusta serenità, se i giallorossi fossero usciti con le ossa rotte dall’Atleti Azzurri d’Italia già ad agosto l’aria si sarebbe fatta irrespirabile e sarebbe stato complicato per l’allenatore far valere le sue idee e proseguire nel percorso cominciato dopo l’addio al veleno di Spalletti. Il vulcanico toscano nel sancire il divorzio con la Roma aveva incoronato il suo erede, definendolo «uno con le qualità umane che ci vogliono». Un attestato di stima verso il successore che in realtà non ha mai battuto l’attuale tecnico dell’Inter: in 3 precedenti alla guida del Sassuolo ha incassato altrettanti ko, e sempre con uno scarto di 2 reti.
Una distanza da colmare in fretta, con armi diverse nel suo arsenale: il carattere di una squadra che sta prendendo forma tra le sue mani. L’antidoto Di Francesco non ha ancora sortito gli effetti sperati, ma ci sono solide basi da cui ripartire. Il faccia a faccia col passato fa salire pressione e preoccupazioni, perché Spalletti la Roma la conosce bene (punti deboli compresi) e uno sgambetto glielo farebbe volentieri. La Roma all’esordio in casa davanti a 40-45 mila spettatori vuole evitare brutte cadute, il big match è uno stimolo che può far tirar fuori ai giocatori maggiore determinazione. Servirebbe la bacchetta magica (o più tempo) per mettere tutto a posto: a Bergamo la difesa è piaciuta più dell’attacco, risultato troppo sterile e timoroso, con le ali sotto quota. Tutto sommato il gruppo ha funzionato: «Ha più mentalità rispetto all’anno scorso. Ascoltiamo – suggerisce El Shaarawy – Di Francesco perché è un allenatore capace». Il confronto con Spalletti sarà un tormentone per Eusebio, che non vuole fallire la prima sfida diretta.