Non riusciva a contenere la felicità, la sensazione di un approdo sicuro, mentre El Shaarawy e Perotti segnavano, mentre l’Olimpico urlava, mentre le note di Grazie Roma venivano diffuse dagli altoparlanti dello stadio a celebrare una vittoria incredibile. Il 31 ottobre verrà ricordato non soltanto per un 3-0 al Chelsea che quasi sicuramente servirà per la qualificazione agli ottavi di Champions League ma per l’inizio di una nuova era.
VOCAZIONE INTERNAZIONALE – Forse ieri, contro i campioni d’Inghilterra, la Roma ha scoperto la sua vocazione internazionale. E’ questo non può che essere un merito di Eusebio Di Francesco, capace di convincere i suoi giocatori anche attraverso giornate dure (Atletico) o amare (Inter, Napoli) che non fosse proprio il caso di avere paura. Non si conduce un girone frequentato da squadre abituate ad arrivare in fondo alla Champions se non si possiede un’enorme forza interiore, oltre alla qualità e all’organizzazione. Di Francesco sottoscrive: «E’ una grande serata, che i nostri magnifici tifosi meritavano. E’ un orgoglio aver regalato questa vittoria alla Roma e a Roma. Nel primo tempo abbiamo sofferto ma era prevedibile contro i due trequartisti. Così come sapevo di poter far male al Chelsea in ripartenza, l’avevo preparata proprio per colpire in contropiede. Le grandi squadre sanno anche gestire i momenti e noi lo abbiamo fatto, chiudendo la partita nell’attimo giusto. Ma non deve finire qui: questo è un punto di partenza per la Roma».
RIVINCITA – Non ha dimenticato le critiche preventive delle prime settimane ma adesso, dal piedistallo di un allenatore felice e solido, non si toglie sassolini: «Non ho rivincite da prendermi. Credo molto nel lavoro, in quello che propongo. I ragazzi stanno raccogliendo i frutti del nostro percorso. Hanno impiegato un po’ a capire quello che volevo ma adesso stanno crescendo tutti, allenandosi con professionalità e dedizione. E questo mi riempie di felicità». E’ primo nel girone, sente che la meta è a un passo, ma ammette: «Io ci ho sempre creduto. Il Qarabag sta dimostrando che non ci sono partite facili. A me piace la Champions perché si gioca a calcio a viso aperto e noi ci stiamo bene. Ora siamo vicini a qualcosa di importante ma è presto per festeggiare».
SINGOLI – Da Fazio a Juan Jesus, da Perotti a El Shaarawy, Di Francesco ha rivitalizzato un gruppo di calciatori spenti o comunque non al top: «E’ sempre il lavoro quotidiano che aiuta a migliorare. Contro il Chelsea ho schierato gran parte degli uomini dell’anno scorso perché contavo sulle loro motivazioni: dopo aver conquistato la Champions, dovevano giocarla loro. El Shaarawy? La testa fa la differenza. Era abituato a isolarsi, a restare fuori dal campo in certi momenti delle partite. Invece adesso, a prescindere dal fatto che giochi a destra o a sinistra, si va a cercare i tagli che avete visto in occasione dei due gol. E difende da grande. Sono contento di vederlo così». E Florenzi, dopo aver lasciato qualcosa a Hazard, è tornato a buoni livelli: «Ho rivisto il Florenzi dei vecchi tempi. L’ho sostituito perché era morto. O forse voleva solo prendere gli applausi dell’Olimpico…».