La famiglia Becker è brasiliana di Germania. Sul lavoro è gente rigorosa ma fuori non si prende troppo sul serio. «Da sei generazioni viviamo a Porto Alegre. Non conosciamo nemmeno i nomi dei nostri avi, né la città di origine: da noi il cognome Becker è molto diffuso, basta aprire l’elenco del telefono». Muriel Becker è il fratello maggiore di Alisson, nuovo patrimonio della Roma. Anche lui è un portiere, gioca in serie A portoghese nel Belenenses: è fermo dal 16 dicembre per un infortunio alla spalla ma entro due settimane tornerà in campo. Durante il periodo di riposo forzato ha potuto ammirare a distanza i progressi di Alisson, il “collega” più richiesto del momento.
Muriel, diciamolo subito. Suo fratello resterà alla Roma? «Il futuro lo sa solo Dio. Però lui sta molto bene alla Roma ed è concentrato sul presente. Alisson sa che la sua carriera dipende da quello che riesce a meritare giorno per giorno».
Si parla di un’offensiva da 60 milioni del Real Madrid. «Di queste cose si occupa il suo manager, Ze Maria. Ma prima di parlare di questo c’è la Champions League. E c’è il Mondiale».
Da collega: pensa che sia pronto per un top club? «Certamente sì, perché ha tutto quello che serve a un portiere. Però mi creda, alla Roma sta bene. Lì si sente realizzato. Ehi, anche la Roma è una grande società».
Vi sentite spesso? «Ogni due-tre giorni, siamo molto legati. Io sono il padrino di sua figlia, lui della mia… Siamo stati insieme a Roma a Natale».
Cosa gli consiglierebbe di fare dopo l’estate? «E’ difficile rispondere. Bisogna valutare tante cose prima di scegliere di cambiare vita: a Roma c’è anche la sua famiglia che è felice. E poi va considerata la riconoscenza. Alisson è grato alla società che l’ha seguito per molto tempo, ha investito sul suo talento e l’ha valorizzato: nel successo di Alisson c’è molto merito della Roma».
Eppure fino a pochi mesi fa era la riserva del secondo portiere della Juventus. «Nel calcio è sempre una questione di opportunità. Mio fratello è stato bravo ad aspettare la sua. Ma io, conoscendolo, non ho mai dubitato delle sue potenzialità».
Oggi è il più forte portiere del mondo? «Sì, direi di sì: tecnicamente è perfetto».
Quali sono le sue qualità migliori? «La principale, in campo e anche fuori, è l’equilibrio. E poi ha grande maturità, perché resta sempre concentrato durante le partite».
Lei, Muriel, cosa gli ha insegnato? «In realtà nulla, abbiamo imparato insieme. Anche nostro padre giocava come portiere a livello amatoriale. Poi la storia la sapete: nel 2013 mi sono infortunato, Alisson ha preso il mio posto nell’Internacional e da lì è stata una crescita continua».
E’ vero che in Brasile si diceva che lei fosse più bravo di Alisson? «Ma no. Ero solo più anziano di grande di cinque anni, per quello giocavo io. Dopo invece si è vista la differenza: lui è un talento assoluto, io devo fare molta più fatica per parare… Se c’è una cosa in cui siamo simili, magari è l’agilità tra i pali dai».
Nella classifica dei portieri del Brasile, chi è il migliore della storia? «Taffarel, che oggi allena proprio Alisson nella Seleçao. Superbo. Molto più bravo di Julio Cesar, tanto per dire».
Il Brasile vincerà il Mondiale? «Boh. Partiamo sempre come favoriti, come i più forti di sempre, ma non sempre vinciamo».
E Alisson dopo la Russia dove sarà? « Non lo so, andrebbe chiesto a lui. Di sicuro però non romperà con il club. Se andrà via, sarà perché conviene anche alla Roma. Di solito ai calciatori interessa solo guadagnare ma Alisson non è così».
Come fa a dirlo? «Lo dice la sua storia. Quando era all’Internacional, gli stava scadendo il contratto. Tutti sapevano che sarebbe andato via ma lui accettò di rinnovare per far guadagnare qualcosa al suo club». Quel “qualcosa” sono gli 8 milioni pagati dalla Roma: non poco.