Ormai non fa più notizia, ma è un arrendersi alla scomparsa della passione. Martedì la Roma torna in Champions dopo oltre un anno d’assenza – nella stagione scorsa si è fermata ai playoff – e l’Olimpico si annuncia mezzo vuoto. Almeno fino ai dati di ieri sera. Ai sedicimila che hanno sottoscritto il mini abbonamento per le tre gare del girone, si sono aggiunti appena 14mila biglietti staccati per la sfida con l’Atletico Madrid. Che non sarà il Real Madrid o il Barcellona, ma resta un avversario di primissimo livello. Di quelli che una volta portavano a riempire lo stadio a prescindere dall’importanza della partita. La società giallorossa è convinta che possa esserci un’impennata nella vendita dei tagliandi, come spesso accade, nelle ultime 48 ore prima dell’evento, riuscendo magari a toccare la quota delle quarantamila presenze. Sarebbero comunque poche per un debutto in Champions.
Perché un Olimpico con quasi la metà dei seggiolini vuoti in una serata del genere mette tristezza e conferma un trend a cui non riesce in alcun modo a porre rimedio da anni. Anzi, peggiora: due stagioni fa per il debutto contro il Barça c’erano 57.836 paganti. Neppure la rimozione delle barriere in Curva ha invertito il trend, se si pensa che per il campionato sono stati venduti solo 20mila abbonamenti, appena mille in più dell’anno scorso quando i gruppi organizzati erano ancora in «sciopero». Troppi i problemi rimasti irrisolti, inefficaci le soluzioni pensate dalla Roma, anche se il calo di spettatori riguarda un po’ tutta la Serie A. La televisione è la prima vera «responsabile» degli stadi desertificati. A maggior ragione nel caso specifico, visto che Roma-Atletico Madrid verrà trasmessa in chiaro su Canale 5, così come (salvo modifiche ai programmi) le prossime due sfide casalinghe con Chelsea e Qarabag. La scelta di Mediaset agevola quindi i tanti tifosi che preferiscono il comodo salotto di casa ma, a conti fatti, si rivela un danno per il club di Pallotta che difficilmente vedrà l’Olimpico pieno in queste tre sfide europee. Il presidente, che ieri ha passato una giornata a metà tra piacere e lavoro (pranzo al mare e cena in città), se ne accorgerà in prima persona martedì sera.
Poi c’è il capitolo prezzi, da sempre motivo di scontro e proteste. Un posto in curva per martedì costa 40 euro, in Distinti ne servono 10 in più e si sale fino a 90 euro per le tribune. Tanto, probabilmente troppo in uno stadio che fra i suoi pregi non ha certo la vicinanza tra spalti e campo di gioco. Un termine di paragone potrebbe essere il Napoli, che ha venduto a 20 euro i posti popolari per il playoff con il Nizza, mentre non sono ancora noti i prezzi per la gara col Feyenoord. La Roma ribatte ricordando che con 75 euro si poteva acquistare (fino al giorno del sorteggio) l’abbonamento in curva per le prime tre partite di Champions. Si può stare a discutere all’infinito su chi sbagli, fatto sta che la vendita resta al di sotto delle aspettative. Con relativo danno per le casse di Trigoria. Nell’analisi non si può omettere il capitolo della scomodità: arrivare all’Olimpico in un giorno infrasettimanale diventa spesso un’impresa, i controlli aumentati per il terrorismo rallentano l’ingresso ai tornelli e la voglia dei tifosi «occasionali» di certo non aumenta. Se aggiungiamo che martedì sera è prevista pioggia, il flop è annunciato. Basta che stavolta almeno si giochi.