Chi (ri)trova un amico trova un tesoro. E Davide Ballardini lo sa bene. La salvezza del Genoa passa da un alleato speciale da riconquistare: l’amico Ferraris. Dopo quattro anni e mezzo, oggi il “Balla” ci rimette piede da allenatore del Grifone. Buona la prima: la vittoria di Crotone ha riportato punti e sorrisi. Ma i rossoblù sono ancora terzultimi e la missione è delicata. Perché alle 15, in campo, c’è la Roma “recordteam” delle trasferte: dodici successi di seguito in campionato. Mentre il Genoa, in casa, ha racimolato solo un punto in sei gare e un sofferto 2-1 in Coppa Italia contro il Cesena.
Bisogna invertire la tendenza, recuperare l’effetto fortino, sfruttare l’onda della Nord. Sì, Ballardini lo sa bene e lo rammenta anche ai suoi uomini: «Marassi rimane un terreno amico, ma molto amico, perché sappiamo bene che chi ci vuole bene ci aiuta, che l’ambiente ci aiuta. Dovremo solo andare oltre le nostre capacità, metterci quel qualcosa in più che i tifosi ci chiedono. E noi ce lo metteremo».
Ballardini regala una carezza all’amico. Consapevole che, dal fischio d’inizio in poi, ci sarà poco spazio per il romanticismo. «Che emozione proverò? Nessuna». Durezza apparente, frutto delle contingenze: «Il piacere di tornare a Marassi c’è, quello di allenare il Genoa è anche di più. Ma ora non conta nulla, siamo troppo concentrati sulla Roma». L’unica eccezione è il dolce amarcord dell’epica rimonta che costò la panchina giallorossa a Ranieri: da 0-3 a 4-3: «Quella partita la ricordo con piacere – sorride Ballardini – Non meritavamo neanche di andare sotto. Fu un match ricco di gioco, emozioni e di gioia finale che resterà per sempre. Ma stavolta non c’entra nulla, è tutta un’altra roba eh».
L’effetto “Balla” si è visto subito. Come già era accaduto nelle due precedenti esperienze in rossoblù. Ma il tecnico, stavolta, non vuol sentir parlare di scossa: «Non ci sono cose magiche. C’è solo una persona che porta idee e il suo lavoro. Niente scossa, solo sostanza». Si riparte da quella già messa in campo allo Scida. Davanti al tridente della Roma, in settimana ha fatto capolino la tentazione della difesa a quattro. Ma l’ipotesi più realistica è il classico “squadra che vince non si cambia”: 3-5-2 che per frenare le ali giallorosse sarà più un 5-3-2, e stessi interpreti. Davanti di nuovo il duo Taarabt-Pandev, con Galabinov out per infortunio e Lapadula che scalpita: «Gianluca migliora, ma non è ancora al top e lo sa anche lui. Però per una punta basta un gol a cambiare tutto…». Sulle fasce favoriti Rosi e Laxalt, con un Lazovic che stuzzica il tecnico: «Darko l’ho sempre ammirato, ha qualità importanti fisiche e tecniche. Bisogna che le tiri fuori, perché è molto serio e professionale. Si trova più a suo agio dalla metà campo in avanti, ma la sua attenzione gli permette di fare bene anche in fase difensiva».
Genoa come col Crotone, quindi. «Ma dovremo essere ancora più bravi. Perché affronteremo giocatori di livello mondiale – avvisa il mister romagnolo – la Roma è la più forte con Juve e Napoli. E come qualità di gioco è a paragonabile agli azzurri. Possono farci male con gli attaccanti, ma anche con centrocampisti e terzini. Se ce la giochiamo sui duelli individuali diventa dura, dobbiamo metterli in difficoltà di squadra, dandogli meno tranquillità possibile». La ricetta anti-Lupa del “Balla” è severa, precisa: «Non devi concedergli nulla. Bisogna essere chiari, decisi, attenti e cattivi». Dare tutto, dall’inizio alla fine. Per ritrovare, finalmente, il tesoro dell’amico Ferraris.