I primi sintomi, anche abbastanza evidenti, si sono manifestati già domenica pomeriggio a Marassi nella partita persa contro la Sampdoria in campionato. E, a distanza di 3 giorni, sono riapparsi mercoledì sera all’Olimpico nel match contro il Cesena in Coppa Italia. La stanchezza, più fisica che mentale, ha improvvisamente colpito la Roma, subito vulnerabile nell’assetto e fiacca nel gioco. Il calo atletico, nella fase cruciale della stagione, ha quindi avuto subito la priorità nel dibattito quotidiano a Trigoria. Spalletti non ha nascosto il problema che si è presentato in forma più aggressiva di quanto lo stesso allenatore avesse messo in preventivo. Lo ha raccontato, 2 giorni fa, nella notte di coppa, cercando di trovare la motivazione per la fatica accusata dai giocatori nell’ultima gara: «Facciamo un lavoro corretto sull’impostazione, stiamo attenti a pesare ogni sforzo. Poi, però, questa voglia o questa ricerca del risultato, del massimo e della vittoria contro chiunque, e le partite ravvicinate, ti creano tensione che si riflette sui muscoli». Lucio, pur senza escludere la questione psicologica, ha ammesso di essere stato colto di sorpresa: «Ci siamo trovati qualche complicazione nei muscoli che non mi aspettavo»
NESSUNA PREVENZIONE – Il discorso è antico e parte nell’estate scorsa. Riproporlo oggi è però inutile, anche perché è appena finita la sessione invernale del mercato che non ha migliorato qualitativamente la Roma. Numericamente è addirittura peggiorata: sono usciti Seck e Iturbe, è arrivato solo Grenier. Spalletti, durante il mese di gennaio, ha spesso fatto riferimento ai possibili ostacoli che la squadra avrebbe di sicuro incontrato in queste settimane per il calendario ricco di impegni. E ha sottolineato che la flessione sarebbe stata naturale in qualche partita. L’anticipazione di Lucio, in quel momento, è stata letta come richiesta alla proprietà di integrare la rosa. Perché i giocatori non avrebbero avuto il tempo per recuperare da una partita all’altra. «E a diversi di loro chiederò gli straordinari» avvertì qualche settimana fa il toscano.
MASSIMO SFORZO – Già, gli straordinari. Diversi titolari sono abituati a non fermarsi mai. E la full immersion può pesare soprattutto nella corsa scudetto (quindi anche per il 2° posto che garantisce l’accesso diretto alla prossima edizione della Champions League). La Roma, tra le formazioni di alta classifica, è quella che ha più calciatori utilizzati per oltre 2000 minuti (comprese le coppe e tenendo conto che i giallorossi hanno dovuto affrontare pure le 2 gare dei playoff contro il Porto): Szczesny, Fazio, Manolas, Bruno Peres, Nainggolan, Strootman, Dzeko. Il Napoli terzo è ancora fermo a 5: Reina, Hysaj, Hamsik, Callejon, Insigne; e anche l’Inter è a 5: Handanovic, Miranda, Murillo, Candreva e Icardi. Ma la vera differenza è con la Juve capolista che ne ha solo 3 (con 2 partite meno della Roma, ma con le stesse del Napoli e dell’Inter, avendone 1 da recuperare in campionato e 1 in più di Supercoppa italiana): Buffon, Khedira e Higuain. Se si tolgono i portieri titolari, la differenza è 1 a 3 (cioè appena 2 i bianconeri, mentre sono 6 i giallorossi stakanovisti) e quindi ancora più pesante.
MINIMA SCELTA – La Roma, nel raffronto con le big d’alta classifica, è al 4° posto come giocatori utilizzati in campionato: 18 e, dunque, turnover parziale o insufficiente. Iturbe, il 19°, è andato via. Come Seck che, insieme con Alisson e Mario Rui, fa comunque parte dei calciatori usati solo per le coppe. In serie A, la Juve è già a 24, il Napoli a 22 e l’Inter a 20. Gli straordinari chiesti da Spalletti sono certificati da chi rappresenta il gruppo storico: Szczesny (22 presenze su 22 in campionato e neanche 1 minuto saltato), Dzeko (22), Fazio e Nainggolan (21), Strootman ed El Shaarawy (20), Peres (19), Manolas, De Rossi e Perotti (18), Salah (16), Emerson e Paredes (15) e Ruediger (12). Totti solo 9 (1 da titolare) e Juan Jesus 11 (7 dall’inizio). Altre curiosità: gli 857 minuti di El Shaarawy in 20 gare. E soprattutto i 648 minuti di Paredes in 15 match e i 621 proprio di Juan Jesus, meno di Florenzi (749 minuti, ma con 9 gare). La rosa, insomma, è ristretta a 14 giocatori (11 titolari e 3 cambi in corsa). Buoni, ma comunque pochi. Oggi più di ieri.