Un angolo dello stadio Olimpico è stato riservato agli ultrà. Ma agli ultrà sembra piacere poco. È curioso quello che succederà a Roma alle 20.30 di sabato, quando la Lazio inaugurerà contro il Napoli la nuova stagione del calcio romano. Ai piedi di ogni curva, l’Olimpico ostenterà due pedane: le chiamano “palchi lanciacori”, e il nome dice già tutto. Si tratta di spazi agibili per due ultrà e da cui persone scelte dai tifosi potranno arringare la curva e guidarne il tifo durante la partita. Normalmente lo facevano abbarbicati sulla balaustra, esponendosi a multe (e dalla seconda segnalazione al daspo) delle forze dell’ordine. Da domani sarà legittimo, anzi addirittura istituzionalizzato, poter trascorrere la partita in piedi dando le spalle al campo, per dirigere i cori degli ultrà.
È nato tutto come sperimentazione che la questura di Roma ha concordato con l’Osservatorio per le manifestazioni sportive. Ne hanno parlato prima con la Roma, la Lazio si è felicemente aggiunta e alla fine sono state le due società a presentare il progetto, poi portato in esecutivo dal Coni, proprietario dello stadio, e a spendere i 20mila euro necessari per installare le pedane. Da venerdì, con l’autorizzazione della commissione provinciale di vigilanza, sono diventate parte integrante dell’impianto. Inevitabile chiedersi se abbia senso consegnare dichiaratamente uno spicchio di stadio alla faccia più calda del tifo. E ancora di più in uno stadio, l’Olimpico, che nelle ultime stagioni è tristemente passato alla storia per cori offensivi della sensibilità collettiva, da quelli razzisti costati squalifiche europee alla Lazio a quelli contro Napoli ( accompagnati da striscioni vergognosi diretti alla madre di Ciro Esposito) della Roma.
Ma le istituzioni, certe che sia solo apparentemente una mano tesa verso i tifosi, pongono l’accento sull’altra faccia della medaglia. Ossia la possibilità di rendere più agevoli i controlli per prevenire casi simili. L’accesso ai palchi sarà vietato a pregiudicati e a chiunque abbia avuto un daspo. È riservato soltanto alle persone indicate dai gruppi ultrà, con la comunicazione preventiva – tramite lo Slo, che cura i rapporti tra tifo e società sportive – dei nominativi al Gruppo operativo di sicurezza della questura: all’ingresso (ogni pedana ha un cancelletto) uno steward controllerà che nominativi e documenti coincidano. Tra l’altro, se lanciassero un coro becero, sarebbero immediatamente identificabili.
Proprio per questo la novità non piace ai gruppi organizzati della città. I romanisti pensano di boicottarla, pur di non “consegnarsi” alla polizia. Più possibilisti i laziali. Le pedane sono alte 1,05 metri da terra, più basse delle vetrate su cui erano abituati ad arrampicarsi. Attitudine costata solo nell’ultimo anno 6mila euro di multa ai romanisti e 14 daspo complessivi, 10 solo agli ultrà laziali. La promessa – o forse sarebbe meglio dire il patto tacito – è che se i gruppi rispetteranno le consegne, le multe per il cambio di posto in curva potranno lentamente evaporare. Nonostante le evidenti criticità, il programma “palchi” è seguito con interesse in tutta Italia. Il progetto pilota dell’Olimpico potrebbe presto essere esteso ad altre città italiane. In Francia e Germania sono legali le “standing areas” per i tifosi, zone in cui si può seguire la partita in piedi. In Italia se ne iniziò a parlare nel 2017: l’Olimpico, poi, ha fatto un passo in più.