Niente rimonta, il derby lo vince la Roma 3-2 ma trionfa la Lazio, che grazie al 2-0 dell’andata si prende la terza finale di Coppa Italia nelle ultime cinque stagioni e lascia a bocca asciutta i rivali cittadini un’altra volta. Il 3 giugno la squadra di Inzaghi se la vedrà con la Juve o il Napoli. E se i bianconeri di Allegri difenderanno il 3-1 dello Stadium, è assai probabile che le finali per Inzaghi diventino due, con una Supercoppa in più. Si arriverebbe a sei disputate dal 2013, un bottino incredibile se si pensa al budget del club di Lotito.
LA VITTORIA DI SIMONE – La Lazio ha meritato questa finale, con due partite gestite con intelligenza e killer instinct. Memore della sconfitta in campionato, il tecnico biancoceleste ha impostato la doppia semifinale lasciando il pallino ai giallorossi, che hanno sbattuto per 180 minuti contro un muro. Gli applausi vanno quindi a un allenatore preso come una sorta di «toppa» dopo il rifiuto di Bielsa, in realtà impeccabile fino a questo momento. Domenica all’Olimpico arriva il Napoli e la Lazio si gioca addirittura il terzo posto. Pazzesco pensando al clima che si respirava in estate.
GAME OVER SPALLETTI – Per la Roma l’amarezza è tanta. La finale non l’ha persa ieri ma all’andata, infilata in una settimana di calendario terribile in cui ha perso tutto, compresa l’Europa League. E allora, salvo miracolose rimonte sulla Juve in campionato, non resta che difendere il secondo posto nelle ultime otto giornate. E’ quasi fallita la missione di Spalletti: se, come dice, resterà solo vincendo un trofeo, il suo addio ormai è solo un atto da certificare.
OLIMPICO RINATO – Una serata sicuramente diversa rispetto agli ultimi, tristi derby senza tifo. Unico italiano in campo all’inizio Immobile, curve piene, quasi 44mila paganti, finalmente l’aria da vera stracittadina, anche se la tribuna Tevere e semideserta come la Monte Mario. In campo si vede la partita che ti aspetti. Roma a trazione anteriore, con un Fazio in meno dietro e un El Shaarawy in più davanti nel 4-2-3-1 disegnato da Spalletti. De Rossi non ce la fa, al centro c’è Paredes come all’andata. La Lazio non ha alcun interesse ad attaccare e si chiude a riccio col 532, dove Milinkovic e Lulic giocano da mezzali sulla stessa linea del regista Biglia. Ne viene fuori una sorta di gara attacco contro difesa, con la Roma a cercare un varco nella muraglia laziale, mentre gli uomini di Inzaghi sfruttano le ripartenze in spazi larghi. Dopo due minuti e mezzo Dzeko fallisce il gol che poteva cambiare subito l’inerzia del derby: cross perfetto di Emerson, il bosniaco anticipa De Vrij ma al volo non riesce, di poco, a inquadrare la porta. Di là Immobile sfiora il vantaggio dopo un rimpallo tra Jesus e Manolas. La Roma insiste, Salah ha un’altra occasione su assist di Paredes ma De Vrij fa un gran recupero in scivolata e salva. E il primo tempo ma sembra già la fine della partita, i giallorossi attaccano a testa bassa, con poche idee. Azioni in fotocopia, con Rüdiger lasciato volutamente solo a metter dentro palle alta per Dzeko, puntualmente anticipato. Troppo facile per la Lazio, cosi arriva puntuale la punizione nell’area opposta. Immobile vince un rimpallo in area con Manolas, Alisson fa il possibile e Milinkovic è puntuale sulla respinta. Finale blindata con un tempo d’anticipo dai biancocelesti, per la Roma una mazzata, anche se c’è subito il pareggio di El Shaarawy su svirgolata di De Vrij. L’1-1 dell’ intervallo è il risultato per cui qualsiasi laziale avrebbe firmato.
COLPO DEL KO – Due cambi a inizio ripresa, Spalletti sceglie Peres al posto di Juan Jesus per spingere ancora pIù forte, con Rüdiger che passa al centro. Nella Lazio staffetta orange fra De Vrij e Hoedt. Immagini ancora la Roma all’assalto e invece sono i biancocelesti a creare un pericolo dietro l’altro in ripartenza. Al quarto tentativo, Immobile fa centro su assist magistrale di Milinkovic e dormita di Bruno Peres che tiene in gioco il bomber laziale, all’ottavo gol nelle ultime partite nelle due competizioni. Delirio sotto la Curva Nord, entra anche Keita per Felipe Anderson, la Roma sostanzialmente si arrende anche se, quasi per caso, trova il 2-2 con Salah a 25 minuti dalla fine. Ma ne servirebbero altri 3, praticamente impossibile se non ti chiami Barcellona. Inzaghi pensa alla finale e sostituisce il diffidato Biglia, Spalletti regala due spiccioli di partita a Perotti che va dentro per El Shaarawy. Nel finale c’è spazio anche per Murgia e Totti, il giovane e il veterano che entrano nel derby di un tabellino strafinito. Arriva troppo tardi la doppietta di Salah per cambiare una storia scritta nella gara d’andata. Esulta la Lazio, piange la Roma, almeno fino al prossimo derby del 30 aprile.