Se avere radici piantate in una terra può avere un valore, Edin Dzeko ha motivi per essere ottimista. L’ultimo calciatore ad aver vinto la classifica cannonieri e lo scudetto (vedi accanto) si chiamava Zlatan Ibrahimovic e, grazie a suo padre Sefik – nato a Bijelijna– aveva in circolo sangue bosniaco. Non nascondiamoci: sarebbe un vero e proprio sberleffo alla Juventus, visto che l’a.d. Marotta, pur avendo grande stima di Dzeko, aveva detto di aver virato su Mandzukic perché aveva diverse caratteristiche dal punto di vista caratteriale. In pratica, Edin era troppo buono. Proprio l’etichetta che a Roma a lungo lo ha penalizzato.
RIGORI – E invece adesso, dall’alto dei suoi 18 gol, il centravanti giallorosso ora patisce solo una cosa: la sua mancanza di freddezza dal dischetto, tant’è che domenica – fallito il rigore contro il Crotone (il 3° dei 6 calciati nella Roma) – ha deciso di mollare.
DECISIVO – Ma Dzeko può consolarsi anche adesso, visto che finora in questa annata ha realizzato 5 doppiette in campionato, portando in dote 13 punti, grazie a quelle reti che sono risultate determinanti per l’esito della partita. Reti peraltro giunte in tutti i modi: 11 di destro, 6 di sinistro e 1 di testa.
ASSIST – E il maggior numero di grazie li deve a Salah. Proprio come a Crotone, l’egiziano (pur mancando per quasi due mesi) per 4 volte gli ha servito palloni al bacio, seguito in questa graduatoria da Totti, Florenzi e Perotti con 2. Ma occhio alle sorprese, perché – dopo Strootman (76) – il giallorosso che lo ha più cercato è Szczesny (70). Segno che lo schema del lancio per il centravanti è una delle costanti del gioco. Insomma, Dzeko è ormai una specie di totem per Spalletti, che lo ha schierato titolare in 22 partite su 24, rendendolo – dopo Szczesny – il più impiegato della rosa. Come dire, paiono passati secoli da quando lo stesso Spalletti, nella scorsa stagione, lo aveva fatto partire dalla panchina in ben 10 partite delle 19 della sua gestione.
L’ALLENATORE – Perciò la stima tecnica è enorme. Non a caso, nel giorno della presentazione, lo stesso Spalletti dichiarò: «È il mio centravanti ideale». Poi però, proprio per qualche lacuna caratteriale, nella scorsa stagione il rapporto era parso sfiorire. In estate però, quando Dzeko gli dichiarò la sua voglia di restare e di riprendersi la Roma, il tecnico gli ha dato subito fiducia venendone ripagato con «occhi da tigre». Anche se le punzecchiature non sono mancate. Dopo la partita di Udine, ad esempio, ha fatto scalpore la sua frase: «A volte è troppo molle». Stimoli, ovvio, che il bosniaco recepisce per quelli che sono.
OBIETTIVI – E allora Dzeko ha tutte le carte in regola per sognare tutto. Dallo scudetto al titolo di capocannoniere fino alla Scarpa d’Oro, passando per il record di gol stagionali nella Roma degli ultimi trent’anni, che è detenuto, manco a dirlo, da capitan Totti (32). La scaramanzia, poi, lo aiuta, visto che sia nel Wolfsburg che nel Manchester City ha vinto il titolo nella sua seconda stagione. Guarda caso, qui a Roma Dzeko è diventato implacabile nel suo Anno Secondo. Traete voi le conclusioni.