Non è stagione per Triplete. Ok, parliamo di Primavera, ma il senso dei tre titoli in una stagione avrebbe avuto lo stesso un piacevole sapore di grandezza. E invece la Roma di Alberto De Rossi sbatte sullo scoglio Inter nella seconda semifinale scudetto, sconfitta per 1-0. I nerazzurri si prendono così la rivincita dodici mesi dopo l’eliminazione in semifinale dello scorso anno, sempre al Mapei Stadium. Quella volta, con Manaj da una parte e Ponce dall’altra, aveva vinto lo spettacolo: 3-3 al 120’, con epilogo a favore dei giallorossi ai rigori. Stavolta la gara è equilibrata, le occasioni poche e il successo è di misura. Ma vale lo stesso. Domenica contro la Fiorentina, sempre qui a Reggio Emilia (ore 18) sarà l’Inter di Stefano Vecchi a giocarsi il tricolore. Il tecnico nerazzurro ha la possibilità di chiudere così una stagione – almeno per lui – da sogno, che lo ha visto debuttare su una panchina in Serie A e in Europa League con la prima squadra. Per Vecchi due titoli nei primi due anni all’Inter, uno per stagione: il Viareggio 2015 e la Coppa Italia 2016. Fiorentina avvisata.
L’UOMO CHIAVE – L’ha decisa Xian Emmers, figlio d’arte – papà Marc vinse una Coppa Coppe con il Malines di Preud’homme nell’88 e a fine carriera giocò anche in Italia, a Perugia – professione centrocampista, classe ’99, arrivato due anni fa a Milano con un sogno nella valigia: diventare il nuovo Iniesta, il suo mito da sempre. Xian ha grandi qualità tecniche e ottimi tempi di inserimento, e ieri è stato la mossa a sorpresa di Vecchi. Non più interno di centrocampo nel 4-3-3, ma trequartista centrale dietro a Pinamonti nel nuovo 4-2-3-1. Ma la troppa gioia ha quasi rischiato di metterlo fuori causa. Emmers (al 3’ della ripresa) è stato caparbio nel vincere un rimpallo al limite e poi freddo nel battere Crisanto in uscita, ma dopo l’esultanza di gruppo, nel rientrare a centrocampo, ha avvertito dei giramenti di testa, che hanno spinto il medico dell’Inter a suggerire il cambio. Xian, però, ha atteso un attimo e passata la paura si è ripreso il suo posto sulla trequarti, pronto a inventare. Come una ventina di minuti dopo il gol, quando, con un cross rasoterra, ha messo Valietti solo davanti alla porta vuota ma in posizione defilata, e il terzino ha trovato solo l’esterno della porta.
AMAREZZA ROMA – Opaca invece è stata la prova di Marco Tumminello, tra i più attesi non solo per le straordinarie doti realizzative, ma anche perché proprio qui a Reggio Emilia nella semifinale scudetto dello scorso anno contro l’Inter, rischiò di compromettere seriamente il suo futuro alla Roma. A seguito di un’espulsione dalla panchina nei supplementari, Tumminello arrivò al faccia a faccia con l’arbitro, quasi colpendolo con una testata. Il giudice sportivo decise di fermarlo per sei giornate (e niente finale scudetto), la Roma di sospenderlo e di fargli saltare il ritiro con la prima squadra. Ma questa è storia vecchia, cancellata da una grande stagione che però si chiude senza un’altra finale scudetto. Dopo aver perso 5 delle ultime sette sfide, in finale va l’Inter, che trova così la vendetta perfetta.