Habemus Pastore. Alla trentaquattresima fumata, è arrivata quella bianca. Lo avevamo lasciato, più o meno, al trentesimo minuto del derby d’andata, stop muscolare, il primo a quei polpacci che da qualche stagione lo stanno facendo tribolare. Da allora un viaggio prolungato nell’oblio tra ciclici infortuni e viaggi in una clinica di Barcellona, avendo come obiettivo quello di tornare a sentirsi perlomeno un calciatore, primo step per riscoprirsi quello è stato, un giocatore in grado di regalare effetti speciali.
Da quel derby, coppa Italia a parte, non era stato più titolare. Per la Roma un peso (economico) più che una risorsa. Poi, ieri pomeriggio, all’improvviso, riecco Pastore. Mandato in campo da Ranieri come titolare quando nessuno se lo aspettava, del resto lo aveva fatto capire lo stesso tecnico in una sorta di pretattica che è figlia dei capelli bianchi del sor Claudio. Invece, titolare. Non sembrava vero. Almeno fino al minuto otto del primo tempo quando con un destro a rientrare ha dato la prima prova di un suo possibile ritorno in copertina.
Da quel momento è come se si fosse liberato, un’altra serie di giocate (in particolare un meraviglioso colpo di tacco) che hanno costretto i tifosi a guardarsi, «oh, ma ‘sto Pastore dove si era nascosto fino a questo momento?», la doppietta sfiorata con un altro destro che ha incrinato la traversa e il pallone non è entrato solo perché gli dei della geometria avevano deciso così. Insomma, un giocatore. E che giocatore.
Al punto che quando allo scoccare dell’ora di gioco Ranieri lo ha richiamato in panchina perché con un calciatore che non gioca da una vita è cosa buona e giusta non tirare troppo la corda visti pure i precedenti, c’è stata un’ovazione che l’argentino probabilmente non sentiva dai suoi primi tempi parigini. Bentornato, allora, Pastore, sperando che questa partita contro il Cagliari, possa essere ricordata come quella dell’inizio della seconda parte della carriera di questo argentino fin troppo gentile nei gesti.
Le dichiarazioni (…)
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FONTE: Il Romanista – P. Torri