Voglio parlarvi dell’incidente perché io e Dede eravamo amici fraterni. Anzi, lo consideravo il mio fratello maggiore. Il giorno di Natale sono andato a casa sua, gli ho fatto un’improvvisata, abbiamo passato la giornata insieme. Ho giocato alla playstation con i suoi figli. Se non fossi andato, lui il giorno dopo non avrebbe partecipato agli scontri». Marco Piovella detto il Rosso, ultrà dei Boys, viene definito dagli investigatori un osso duro, ma quando si siede davanti al gip Guido Salvini piange ricordano Daniele Belardinelli, morto il 26 dicembre nell’agguato prima di Inter-Napoli. E a travolgerlo sarebbero state due auto della carovana dei tifosi napoletani, alle quali gli uomini della Digos stanno dando la caccia.
LA MAPPA DELL’INCIDENTE – Piovella è a pochi metri da Dede all’inizio dell’attacco, poi lo vede per terra. Belardinelli resta sdraiato sull’asfalto per tutta la durata dell’assalto, durato meno di dieci minuti, ed è proprio il suo amico a prenderlo in braccio e a caricarlo su una macchina che lo porterà in ospedale. Dede e il Rosso si parlano per l’ultima volta: «Sto bene – lo rassicura Belardinelli – ho le gambe rotte». Invece muore qualche ora dopo e adesso Piovella, disegnando su un foglio la mappa del luogo dell’incidente, ricorda di aver visto «il mio amico fraternissimo» travolto da una vettura. È la seconda, quella che gli passa sopra, dopo che la prima lo ha buttato giù. Ciò che raccontano gli ultà presenti è lo stesso, drammatico film.
F.B., componente del commando sottoposto a Daspo, «si accorge che un giovane, tra i primi a entrare in azione, viene investito da un’autovettura di grossa cilindrata, una specie di suv di colore nero che andava a velocità sostenuta. È stato colpito all’altezza del bacino ed è rimasto steso sulla carreggiata a circa trenta metri dall’incrocio tra via Fratelli Zoia e via Novara». È qui lo avvista Piovella: «È steso a terra quando un’autovettura, a bassissima velocità o addirittura quasi ferma, passa sopra il corpo di Daniele con le ruote anteriore e posteriore destra. Ho avuto anche la sensazione che le ruote slittassero. Non ricordo se l’auto si allontana subito, lentamente o velocemente. Ricordo che era una macchina scura, di dimensioni che mi sono parse normali». Entrambe le macchine che centrano Belardinelli vanno verso lo stadio Meazza e per gli inquirenti fanno parte del convoglio dei tifosi napoletani. La Digos sta analizzando centinaia di filmati, la pista imboccata esclude che chi ha travolto l’ultrà del Varese sia un automobilista che passava di lì per caso.
LA DIFESA – Nonostante le tre ore di interrogatorio, Piovella ha riferito poco o nulla sull’agguato e sull’organizzazione che «ha dato luogo a un vero e proprio agguato militare». Ha negato di avere un ruolo di vertice nella curva interista, spiegando di essere il «responsabile delle coreografie» nel «direttivo» della curva e di partecipare agli «incontri del direttivo nel Baretto» non distante dallo stadio una volta alla settimana. Come ha scritto il gip Salvini nell’ordinanza di custodia cautelare, da parte di Piovella vi è «un’esplicita scelta di difendere e proteggere con il silenzio la struttura dei gruppi di cui fa parte con un ruolo di comando». L’avvocato Mirko Perlini, dopo l’interrogatorio, ha presentato al gip un’istanza di scarcerazione, mentre entro la fine della settimana verrà interrogato dai pm Luca Da Ros, ventenne del gruppo Boys già in cella a San Vittore.