Come non bastasse l’affaire De Rossi, la Roma rischia di ritrovarsi con un’altra bomba mediatico-sportiva che può esplodere da un momento all’altro, frantumando anche un altro bel mazzetto di certezze per il futuro, di quelle poche che il disastro di questa stagione (Pallotta dixit) ha lasciato intatte: Francesco Totti è intenzionato a rifiutare la proposta di diventare direttore tecnico al fianco di Petrachi, con lo spiacevolissimo corollario dell’inevitabile prospettiva di dover lasciare a breve la società nella quale è cresciuto e si è fatto uomo e che lui, più di ogni altro essere vivente e probabilmente anche di tutti quelli che non ci sono più, ha reso grande.
Proprio martedì sera a Londra – mentre in un’altra saletta del ristorante londinese Nabikov, completamente ignaro del convivio a pochi metri da lui, De Rossi trascorreva una placida serata coccolandosi la sua Gaia per premiarla per un bel voto preso in pagella – il ceo Fienga ha messo al corrente Pallotta e il consulente Baldini degli ultimi sviluppi della vicenda Totti. L’ex capitano a quanto pare non è convinto della prospettiva professionale che gli è stata offerta: si tratta di un ruolo da direttore tecnico con specifiche competenze di orientamento degli indirizzi sportivi della squadra al fianco del direttore sportivo (attualmente in pectore) Gianluca Petrachi.
Non è il ruolo apicale, che spetta all’amministratore delegato Fienga, ma con questa proposta Francesco diventerebbe a tutti gli effetti il più alto in grado in area sportiva, in linea orizzontale sul piano del ds, con possibilità di incidere direttamente nelle decisioni da prendere per sostenere Fonseca (tecnico, ricordiamo, scelto da Petrachi, mentre Totti si era speso in prima persona per arrivare a Conte) e per accompagnare la squadra nel duro cammino che l’attende in questa complicatissima stagione.
La proposta economica non può essere certo il vulnus su cui si regge la diffidenza di Totti: già vincolato da un contratto che gli garantisce (con i premi) più dei 600.000 euro originariamente offerti da Pallotta, probabilmente sarebbe finito a guadagnare qualcosa di più, magari avvicinandosi a quel milione di euro annui che spetta ai massimi dirigenti giallorossi. Ma solo con le partite di calciotto in posti esotici, con i diritti prima del libro e ora del film che si sta girando su di lui e con qualche contratto commerciale/pubblicitario, Francesco può arrivare a fatturare come una piccola impresa di buon livello, garantendosi più del doppio, se non del triplo, di quanto può arrivare a offrirgli la Roma. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco