Sul ponte di Traiano, sparito dopo la modifica richiesta e ottenuta dalla sindaca Virginia Raggi, si sono spesi in tanto. L’ex ministro dello Sport del governo Gentiloni, Luca Lotti. Poi il premier Giuseppe Conte e il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Ora di quell’opera non si parla più: «Non faceva parte del progetto», ha spiegato ieri Bruno Dalla Chiara, referente del Politecnico. Perché «asseconderebbe la mobilità stradale». Il traffico privato invece va scoraggiato. Anche perché i tecnici di Torino lo mettono nero su bianco: il ponte dei Congressi e il raddoppio di via del Mare e via Ostiense non risolveranno la possibile catastrofe.
I consiglieri leggeranno nelle prossime ore la relazione pubblicata ieri online. Ma già sembrano aver inteso entro quali paletti dovranno muoversi in qualità di amministratori. Lo stadio, così spiegano i tecnici, non potrà aprire prima di tre anni. Meglio sarebbe avere ancora più tempo per arrivare, come auspica il grillino Pietro Calabrese «alla realizzazione della linea E della metropolitana con il congiungimento della Roma-Lido e della linea B e allo sfioccamento dello stesso trenino per l’aeroporto di Fiumicino». Come? Con uno «sfioccamento» a Dragona e un ponte ferroviario sul Tevere verso il Leonardo da Vinci.