«L’ha visto?». «Sì.». «Pensa che fosse rigore?».«No comment». Il guardalinee turco Tarik Ongun, 46 anni e assistente dell’esperto Cakir, è imbarazzato. Quasi sorpreso dalla domanda che gli rivolgiamo nella zona mista del Do Dragao per provare a dare un senso alle decisioni arbitrali che hanno condannato la Roma all’eliminazione in Champions.
Porto-Roma è finita da una mezzora abbondante, mostriamo al guardalinee il video del contatto tra Marega e Schick sullo smartphone mentre è appena salito sul van della Uefa che lo accompagnerà fuori dallo stadio insieme al resto degli arbitri. Ongun quel video lo aveva già rivisto, ma non può parlare. È seduto davanti nel van nero griffato Nissan, dentro ci sono già tutti ma la macchina resta ferma. Sul sedile di dietro c’è l’addetto al Var Marciniak, colui che ha spiegato in cuffia a Cakir che il fallo dell’attaccante portoghese non meritava neppure di essere rivisto al video, al contrario di quanto fatto con la tirata di maglia di Florenzi a Fernando. Ignorato anche un contatto tra Casillas e Dzeko dopo il pallonetto sbagliato dal bosniaco: col metro usato ieri, poteva starci il rigore anche lì.
Il polacco che sa di aver appena condannato la Roma in tandem con Cakir, vede la scena e ordina al guardalinee Ongun di chiuderci la porta del van in faccia. Perché gli arbitri non devono spiegare niente a nessuno. Sia mai. Loro, designati dall’Uefa e sempre pronti a tutelare gli interessi dei più grandi. Evidentemente mercoledì erano più importanti quelli del Porto. Ma parliamoci chiaro: si sarebbero comportati allo stesso modo se di fronte ci fosse stato il Real Madrid o il Barcellona invece della Roma? Mai. Lo dice la storia delle coppe europee. E il Var, lo abbiamo capito al Do Dragao e a Parigi, non basta per rendere oggettive e non «personali» le decisioni che spostano milioni di euro.
«Sono stufo di questa merda – dice Pallotta senza mezzi termini nel tweet notturno pubblicato dalla Roma – lo scorso anno abbiamo richiesto il Var in Champions perché ci avevano rovinato la semifinale e questa sera, nonostante ci fosse, siamo stati derubati. Schick è stato atterrato in area, il Var lo dimostra, e non viene fatto niente. Non ho più parole». Così come le ha perse sul fair play finanziario: la Roma lo rispetta cedendo ogni anno pezzi pregiati, tanti altri in Italia e all’estero lo aggirano, ma se la cavano con multe ridicole. La Uefa, mai come oggi, rappresenta il principale «nemico» degli interessi giallorossi. Pallotta ha chiesto spiegazioni al riguardo in una lettera inviata all’Uefa, la risposta è arrivata nei giorni scorsi. Monchi e gli altri dirigenti hanno invece parlato con gli arbitri dopo la partita, «ma si sono sentiti rispondere cose un po’ confuse» racconta De Rossi. E ieri c’è stato uno scambio di telefonate con rappresentanti della Uefa per ulteriori chiarimenti. Al danno si aggiunge la beffa: anche sulla stampa portoghese si parla di furto ai danni della Roma.