(…) Oggi Zaniolo è forse la sorpresa più bella in casa Roma, tanto che ci sono anche tanti agenti che vorrebbero prenderlo nella loro scuderia. Tra questi Raiola, anche se rumours di mercato fanno sapere che la scelta finale dovrebbe essere quella di Vigorelli. Un successo, il suo, che comunque non sorprende lo stesso Breda. «Assolutamente no, perché si vedeva già all’epoca che aveva delle qualità importanti».
Lei lo fece esordire in Serie B. Che ricordi ha di Nicolò? «Belli, altrimenti non ci avrei neanche puntato. Tra l’altro, Zaniolo era arrivato all’Entella come alternativa per la Primavera e pian piano scalò tutte le gerarchie. Prima quelle interne alla sua squadra, poi anche con noi, in Serie B».
Quando prese la decisione di portarlo con sé, tra i grandi? «Si era messo in mostra durante le partitelle infrasettimanali con la Primavera ed allora decisi di farlo salire in prima squadra. Aveva qualità tecniche e prestanza fisica, ma anche l’atteggiamento giusto con noi grandi. Ascoltava, voleva apprendere, zero comportamenti da star o presunta tale».
Ed infatti sembra anche un ragazzo a tratti taciturno… «Direi più silenzioso, che è diverso. Ma in campo è anche di personalità. Con la testa c’era sempre. Di solito i ragazzi hanno delle pause, a volte sbagliano negli atteggiamenti. Lui invece era sempre presente nel modo di lavorare». (…)
(…) Quindi non la sorprende che anche Di Francesco gli abbia disegnato addosso il ruolo di trequartista… «Direi proprio di no. Tra l’altro.. lui è un trequartista moderno, perché ha qualità tecnica ma anche grande fisicità. Insomma, è uno che sa anche “picchiare”, nel senso che fa anche quantità.Di solito il limite delle mezze punte è che fanno una fase difensiva approssimativa. Invece lui con quell’impeto e quell’aggressività dà una grande mano anche in fase di non possesso. E si fa sentire, perché ha gamba e intensità».
Il rischio ora è di montarsi un po’ la testa… «Non credo. Alla personalità abbina anche tranquillità comportamentale. E poi lui è uno sempre concentrato sull’obiettivo. Come tutti i ragazzi ha bisogno di sbagliare per continuare a crescere, ma non lo vedo superficiale. E non penso si possa montare la testa».
Neanche se si fa l‘esordio assoluto in un grande club in un tempio come il Santiago Bernabeu? «Neanche in questo caso. Ripeto, la differenza la fa la testa. Certo, vederlo giocare la prima volta con la Roma contro il Real Madrid ha sorpreso tanti. Ma un allenatore non regala mai niente a un suo giocatore, evidentemente Di Francesco aveva avuto le giuste garanzie in allenamento. È partito con il botto, è vero, ma non l’ha condizionato». Ed allora non c’è che da aspettare. E vedere.