«È vero, in Turchia in molti mi paragonavano a Dybala. Ma io e lui siamo giocatori diversi e preferisco essere solo Cengiz Under». Anche perché convivere con quel paragone lì potrebbe essere pesantuccio. Meglio scansarlo subito, magari con uno di quei dribbling in velocità che ha già messo in mostra in questi suoi primi due mesi italiani. Del resto, Cengiz Under è arrivato a Roma davvero con le stimmate del predestinato, uno che in due anni ha scalato in fretta i valori in Turchia: dalla serie B ad un soffio dal titolo turco con l’Istanbul Basaksehir fino a sbarcare in nazionale con il botto: due gol nelle prime 5 gare (ieri è partito titolare contro l’Ucraina). Insomma, un curriculum di tutto rispetto, tanto che sul giocatore c’era anche la Juventus, vale a dire proprio il club della Joya Dybala.
LE GERARCHIE Under a Roma sta cercando di prendersi un pezzo di ribalta, compatibilmente con gli spazi a disposizione. La casellina che gli ha assegnato Di Francesco è quella di esterno destro e, probabilmente, tra quelli a disposizione – paradossalmente – è quello che calza meglio in quel ruolo lì. Nel senso che rispetto a Defrel ed a Schick, Under ha molta più capacità di andare dentro o di convergere e rientrare con quel mancino velenoso che ha rapito l’occhio di Monchi. Di fatto, però, l’attaccante turco nel ruolo è oggi la terza scelta del tecnico giallorosso, alle spalle proprio di Defrel (che garantisce maggiore dedizione al sacrificio e quindi più copertura e assistenza in fase difensiva) e di Schick, sulla carta il titolare del ruolo ma ad oggi ancora indietro nella condizione fisica ed atletica. Così, Under per ora si è dovuto accontentare delle briciole, ma quando è stato chiamato in causa ha sempre fatto vedere cose molto interessanti. Come nell’ultimo spicchio della gara persa contro l’Inter, quando Di Francesco l’ha mandato in campo per cercare di recuperare il passivo, trasformando il suo 4-3-3 in 4-2-3-1 (con il turco, però, sempre lì, largo a destra).
NO SALIH Ovviamente, le difficoltà di inserimento di Cengiz sono molto più alte rispetto a tanti altri calciatori. Un po’ perché è ancora giovanissimo ed alla sua prima esperienza fuori casa, un po’ perché parla poco inglese e le fatiche a dialogare con un po’ tutto l’ambiente sono notevoli. Tanto che la Roma, fin dal primo giorno, gli ha messo al fianco un interprete che possa aiutarlo nella comprensione non solo dei messaggi tattici di Di Francesco, ma anche nell’amalgama con il resto della squadra. Insomma, la Roma vorrebbe evitare un secondo caso Uçan, l’altro turco, quello arrivato sotto la gestione-Sabatini con tanto dell’etichetta del fenomeno, tranne poi andarsene con passo molto più veloce di quello che aveva in campo (oggi Salih è andato a cercare fortuna al Sion, non al Real).
LE OCCASIONI Under, però, dalla sua ha molte più «frecce» rispetto ad Uçan (con cui, comunque, condivide l’agente). Prima di tutto è più spigliato, più aperto, meno introverso. Poi sta provando davvero a studiare l’italiano, proprio per accelerare il proprio processo di inserimento e non restare ai margini del gruppo. Al resto ci penseranno le sue accelerazioni ed i suoi colpi. E ora che la Roma dovrà giocare 7 partite in un mese, tra campionato e Champions, ci sarà spazio anche per lui. E poi, chissà, magari basterà poco anche per scalare quelle gerarchie che oggi lo vedono indietro.