Dall’atletica al basket, passando per il rugby e la pallavolo: arrivano nuove regole per le società che gestiscono gli impianti sportivi di proprietà del Comune con la messa a bando di storiche realtà a partire da campo Testaccio. Sarà presentata giovedì in Assemblea capitolina la proposta di delibera sul Nuovo Regolamento degli impianti sportivi di Roma Capitale a firma del consigliere grillino Angelo Diario. Le novità non sono poche. La più importante è la messa a bando delle strutture dove le concessioni sono scadute ormai da anni e la cancellazione del sistema delle proroghe. Il panorama è molto vasto: in tutto gli impianti del Campidoglio sono 164 e quelli in cui le concessioni sono scadute sono 63 ma tra queste realtà ci sono anche quelle (circa 30) in cui le diverse società sportive o associazioni affidatarie hanno negli anni provveduto non solo al miglioramento degli spazi ma anche alla loro messa in sicurezza, caricandosi lavori di manutenzione straordinaria. E per questo si aspettano dal Campidoglio – in ragione dello sforzo sostenuto – una proroga sulla concessione, che verosimilmente non sarà garantita.
LA FRATTURA – L’argomento ha già diviso maggioranza e opposizioni e in vista di giovedì si prevede un acceso dibattito in aula Giulio Cesare. «Si dovrebbero tutelare quanti sono in regola oggi e quanti lo sono stati per tanti anni, con le norme allora in vigore – dice Svetlana Celli, consigliera di Roma torna Roma – Di fatto invece si garantisce solo chi ha fatto lavori e investimenti autorizzati, ma chi ha investito in lavori urgenti, in attesa di una risposta dell’amministrazione mai pervenuta, perché non dovrebbe avere la stessa tutela?». «Così si rischia di esporre l’Amministrazione – conclude la Celli – a ricorsi e contenziosi, un caos amministrativo che pagherebbero tutti i romani».
GLI SPAZI – Ma intanto andiamo a capire di quali impianti si parla. Concessioni alla mano, quelle scadute dal 2010 allo scorso 15 febbraio sono per l’appunto 63. Si va dall’associazione gestione Lanciani di via Caraci 41 alla pallavolo e pallacanestro Virtus di piazza Apollodoro, dallo stadio Paolo Rosi dell’Acquacetosa, al Campo Testaccio, dall’Hippogroup Roma Capannelle all’unione sport Centocelle all’Unione rugby capitolina. Resta l’incertezza, invece, sullo Stadio Flaminio. Realtà storiche in alcuni casi, periferiche ma ciononostante importanti per i territori. Nel Regolamento oltre alla partita sui nuovi bandi, che di fatto puntano a superare la storica delibera 170 del 2002 con la quale si sanciva il sistema di regolarizzazioni alle concessioni e alle occupazioni, si prevedono diverse novità anche sul fronte degli oneri.
LE NOVITÀ – Le tariffe comunali, ad esempio, saranno applicate in tutti gli impianti per la pratica sportiva, mentre i canoni saranno commisurati ai ricavi, ai costi e agli investimenti previsti. Viene inoltre stabilita l’applicazione di una carta della qualità dei servizi sportivi mentre i soggetti ammessi alle gare per ottenere un impianto dovranno essere riconosciuti da Coni, Cip, Mipaf, ministero dello Sport. Non finisce qui: gli impianti saranno catalogati in classe A, B, C a seconda che siano municipali e con 3 spazi sportivi (nell’ultimo caso) o a gestione diretta del Comune con la possibilità di ospitare eventi nazionali e internazionali, e avere una polifunzionalità (commerciale e ricettiva) nei primi due casi.