Le verità di Eusebio Di Francesco su Edin Dzeko: «Sta giocando bene, gli attaccanti sono nati per fare gol, confido che possa ricominciare presto, magari già domani». Che sarebbe oggi. Perché è vero che l’attaccante bosniaco è quasi sempre tra i migliori, che il suo gioco è decisivo per la Roma e che è costretto a scendere sempre in campo, ma è vero anche che un mese senza gol in campionato per lui inizia ad essere tanto. Soprattutto perché ha iniziato alla grande la stagione: 10 gol totali, 3 in coppa e 7 in A, dove tra Inter e Milan (in mezzo Verona, Benevento e Udinese) non si è mai fermato.
PUNTO FERMO – In campionato Di Francesco gli ha risparmiato soltanto 20’ contro l’Udinese, in Champions giusto un paio di minuti contro l’Atletico, per il resto è sceso sempre in campo perché tra Schick ancora out e Defrel che si è fatto male a fine settembre non ha avuto la possibilità di rifiatare. Oggi contro la Fiorentina toccherà di nuovo a lui, unico giocatore che Di Francesco ha ufficialmente messo in campo ieri in conferenza. Per dargli fiducia, ma anche perché la Roma ha bisogno della capacità di Dzeko di far salire la squadra, di creare spazi per i compagni, di lottare sulle palle alte e anche di dare personalità a tutti i compagni. Qualità imprescindibili, anche quando il gol fatica ad arrivare.
RICORDI – Al Franchi, poi, non ha mai segnato, visto che la doppietta dello scorso febbraio l’ha realizzata all’Olimpico. Due gol speciali, per Edin, perché lo hanno lanciato in vetta alla classifica cannonieri, poi vinta a fine stagione. Quelle 2 reti hanno sancito la metamorfosi dell’attaccante dopo i dubbi della prima stagione italiana, chiusa con 8 reti in campionato e doppiate, proprio con i gol alla Fiorentina, già a febbraio, quando è arrivato a quota 17 (su 29 complessivi). Che Dzeko sia l’uomo delle metamorfosi è noto, così come è noto che sia un tipo a cui piace parlar chiaro ai suoi allenatori.
DA RUDI AD EUSEBIO – A Garcia diceva che non era soddisfatto dei metodi di allenamento, che si faticava poco e di tattica se ne faceva ancora meno, a Spalletti non ha avuto problemi a dire che faceva il furbo, peraltro in diretta tv, con Di Francesco stesso copione, perché sempre in tv si è lamentato di giocare un po’ troppo solo. L’attuale tecnico gli ha risposto per le rime in pubblico e si è chiarito con lui in privato e da quel momento il rapporto è decollato. Così come i gol e le prestazioni.
CAPITANO – Non è decollata, invece, l’avventura della Bosnia nelle qualificazioni Mondiali. Dopo il miracolo del Brasile, Dzeko e compagni non sono riusciti a ripetersi ma, a 31 anni, Edin non ha intenzione, a meno di sorprese, di lasciare la nazionale e sogna già l’Europeo. In Bosnia ci contano e tanto eco hanno avuto le dichiarazioni di Simic, difensore del Crotone di proprietà del Milan, croato nato a Praga di origine bosniaca, che ha rivelato come Dzeko gli abbia chiesto se avesse intenzione di giocare per la Bosnia. «Un atteggiamento da capitano», hanno scritto i media di Sarajevo, per i quali Dzeko è una sorta di eroe nazionale. Per la Roma non è così, ma il numero 9 è comunque un calciatore fondamentale. Lo sanno i tifosi, lo sa la società, lo sa Di Francesco, lo sanno i compagni di squadra: con o senza gol, di Dzeko nessuno vuole fare a meno.