Il 5 settembre si presenterà di fronte agli inquirenti per raccontare la sua versione dei fatti e scagionarsi dall’accusa di corruzione, che la pm Barbara Zuin gli contesta in relazione all’inchiesta sullo Stadio della Roma a Tor di Valle. L’ex capogruppo cinquestelle in Campidoglio, Paolo Ferrara è coinvolto nell’indagine che il 13 giugno scorso aveva travolto l’imprenditore Luca Parnasi e l’ex superconsulente del Comune di Roma, l’avvocato Luca Lanzalone. Per l’accusa, Parnasi, per riuscire a realizzare il progetto di Tor di Valle, avrebbe creato un sistema di corruzione «pulviscolare», con approvazioni e delibere favorevoli ottenute a suon di regali e mazzette. A volte, solo di gentilezze che, per la procura, configurano il reato di corruzione. Come nel caso, appunto, di Ferrara. Per gli inquirenti, il politico avrebbe ottenuto da Parnasi e dal suo team un progetto per il restyling del lungomare di Ostia che avrebbe poi “sfoggiato” in campagna elettorale. L’imprenditore, intercettato con un collaboratore, diceva di voler accontentare Ferrara nel minor tempo possibile, di volere «fare immediatamente la roba di Ostia per incassare su Tor di Valle» e per «capitalizzare il super rapporto» costruito «con questo qua», in modo da ottenere in seguito l’approvazione di altri progetti.
LE ACCUSE – La procura accusa Parnasi di essere il dominus di un’associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione. Il 13 giugno, insieme a lui, erano finiti in prigione anche cinque suoi stretti collaboratori. Sotto inchiesta anche l’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, che aveva seguito il dossier Tor di Valle come consulente del Campidoglio, il vicepresidente del Consiglio Regionale, Adriano Palozzi (FI), l’ex assessore regionale Michele Civita (Pd). Tra gli indagati -in tutto più di 20 – anche Davide Bordoni, capogruppo di FI, Mauro Vaglio, presidente dell’ordine degli avvocati di Roma e candidato per il M5S alle politiche al Senato. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, dal traffico di influenze all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, fino al finanziamento illecito ai partiti politici.