Nei 44 secondi che passano tra il rigore di Zapata sparato al cielo, e quel gol da lui stesso cercato con cocciutaggine e orgoglio e che avrebbe portato l’Atalanta a completare la più incredibile della rimonte sulla Roma, c’è tutto. C’è l’eterea inconsistenza della Roma che si è fatta rimontare tre gol sciogliendosi sul prato come la neve fina e bagnata di Bergamo, ci sono gli estremi di un calcio approssimativo e supremo al tempo stesso, c’è la straordinaria concretezza dell’Atalanta di Gasperini che fa tremare gli squadroni e fa loro concorrenza e li tormenta (la vittoria sull’Inter, il pareggio con la Juve) e sogna addirittura di sbarcare lei stessa in Champions League.
In quei 44 secondi, un tempo compresso e denso come un buco nero, c’è tutta la follia e la bellezza di questi Atalanta-Roma che tra andata e ritorno ci hanno regalato 12 gol, con due risultati identici. Partite talmente forti da scuotere il fiero Gasperini che guarda l’Atalanta che ne prende tre e si scuote, si preoccupa, si infuria a bordo campo. E poi guarda l’Atalanta del secondo tempo e quasi si convince che l’Atalanta che “fa punti e risultati con Milan, Lazio, Inter, Juventus, Roma” possa addirittura avere ambizioni proibite: «A questo punto mi dispiace pure non aver vinto». E che il suo laboratorio sia veramente qualcosa di straordinario, di unico in Italia. Una squadra che ha un grande settore giovanile, produce giocatori di buon livello in serie, ci guadagna e ogni volta rilancia.
L’Atalanta di Gomez, Ilicic e Zapata ha il miglior attacco del campionato (47 gol), con il colombiano, l’uomo degli estremi, che va in gol da nove partite consecutive e dunque tampona anche lui Quagliarella e Batistuta. Viceversa tornata già a Roma la squadra di Di Francesco è andata a sdraiarsi tutta davanti allo psicologo per capire il mistero di una squadra che quando va in vantaggio si sconnette ed esce dalla partita, i corpi si muovono (poco) ma le teste sono altrove. Eh sì che Zaniolo aveva fatto ancora assist e bellissime cose, e si era persino svegliato Dzeko, di cui si erano perse le tracce in A addirittura da ottobre.
Due gol (più uno di El Shaarawy) mandati al macero, sotto i colpi di Castagne, Toloi e infine lo show finale di Zapata. Non solo la Roma si è fatta rimontare tre gol ma nel secondo tempo non ha mai tirato in porta, e quasi non è entrata addirittura in area avversaria. Si contano 11 tiri a zero a favore dell’Atalanta. Di Francesco è apparso sconsolato, imbarazzato da queste continue rimonte (Chievo, Cagliari, il Torino battuto in extremis 3-2 dopo aver rischiato, e l’Atalanta sia all’andata che al ritorno) che ridicolizzano tutto il resto del lavoro.
«Non possiamo essere una squadra di alto livello se non cambiamo e curiamo questo aspetto. Divento matto quando non vedo che non riusciamo ad avere continuità». A sottolineare l’impalpabilità di alcuni, Sky ha riportato come l’allenatore abbia mandato a dire a Kluivert: «Me lo mangio negli spogliatoi!» Non appena questa molle Roma ha cominciato a contare la serie di partite vinte (quattro compresa la Coppa Italia) ha preso un’altra lezione di carattere. Contro il Milan domenica, in una sfida simbolica per il quarto posto, non ci saranno Cristante e Nzonzi. Ma forse questo ora è solo l’ultimo dei problemi.