Tra un sorpasso virtuale e un controsorpasso effettivo, c’è stato un lungo momento in cui Alisson ha accarezzato con i guanti la possibilità di giocare nella Juventus. Lo fermò appena in tempo Walter Sabatini, con una promessa all’epoca sincera: «Dove vai? Lì c’è Buffon, non giocherai mai, vieni alla Roma a fare il titolare». E’ una storia di mercato di esattamente due anni fa, dicembre 2015: Alisson era titubante, lasciare l’Internacional di Porto Alegre era un salto decisivo per la carriera quanto sofferto per la vita privata, la differenza venne dalle prospettive più che dal colore della maglia. «Ok, signor Sabatini».
REALTÀ – Le cose poi sono andate diversamente perché la Roma ha cambiato allenatore appena dopo la firma di Alisson: da Garcia a Spalletti il passaggio di consegne è stato traumatico, coinvolgendo anche la scelta del portiere. Spalletti ha ritenuto opportuno insistere sull’usato sicuro, chiedendo con forza di confermare per un altro anno Szczesny nonostante una formula di prestito per niente economica, e Alisson si è dovuto accontentare di una stagione da apprendista, con sporadiche vetrine in coppa e nessuna presenza in campionato.
ROVESCIAMENTO – Comprensibilmente, l’etichetta di dodicesimo gli è costata un po’ di scetticismo estivo, quando ormai era chiaro che la Roma avrebbe puntato forte su di lui. Ma sono bastati pochi allenamenti per convincere Di Francesco, Monchi, i tifosi e persino il nuovo secondo, Skorupski, che in una recente intervista ha confessato: «Non pensavo fosse così forte, è anche meglio di quanto avessi visto nel ritiro di luglio».
AUTOREVOLEZZA – Tra i segreti della sua maturazione, oltre al paziente lavoro sul campo con il preparatore Savorani, c’è la buona padronanza della lingua, essenziale per comunicare con i compagni di squadra, e una dieta seguita scrupolosamente che gli ha fatto perdere massa grassa e guadagnare esplosività. Domani sera Alisson per la prima volta sfida la squadra che poteva essere sua, cercando di vincere il duello a distanza con il portiere che gli ha tenuto in caldo il posto per una stagione. Arriva allo Juventus Stadium da portiere meno battuto del campionato (10 reti) con alle spalle 12 partite su 22 tra Serie A e Champions League senza prendere gol. La sua porta è sigillata da 304 minuti. «Non è stato facile stare in panchina per un anno – ha detto Alisson nelle ultime interviste -, se non avessi avuto la certezza di giocare dopo la partenza di Szczesny, avrei lasciato la Roma. Ma adesso è il mio momento. In Italia ho migliorato il mio stile e la mia tecnica imparando a giocare con più precisione il pallone con i piedi». E ha già fatto molto meglio del collega alla Roma: lo scorso anno, limitando il paragone al campionato, Szczesny aveva incassato 6 gol in più nelle prime 16 partite. Il duello di Juventus-Roma può significare anche la definitiva presa di distanza dal passato: il presente e il futuro, con Alisson, sembrano altrettanto sicuri.