Qualcuno l’ha definita la sfida dei Balcani, non fosse altro perché uno è croato e l’altro bosniaco. Molto più semplicemente, invece, è la sfida tra due centravanti tra di loro diversi ma ugualmente decisivi. Il primo, Nikola Kalinic, più propenso a giocare dentro l’area di rigore o giù di lì (anche se poi si sacrifica e non disdegna i ripiegamenti difensivi); il secondo, Edin Dzeko, più disposto a partecipare alla manovra e alla costruzione del gioco lontano dagli ultimi 16 metri, allargando spesso il raggio della propria azione. A loro modo, però, entrambi fondamentali.
NELLA MANOVRA – Kalinic fino ad oggi non ha giocato tantissimo, anche se ha già trovato il modo di lasciare il segno con la doppietta all’Udinese che ha dato tre punti vitali ai rossoneri e con il rigore procuratosi con la Spal, che ha permesso a Rodriguez di sbloccare la partita. È lui il riferimento offensivo di Montella, che spesso lo ha affiancato con uno come Suso ma che oggi, invece, sembra volergli abbinare un’altra punta, Andrè Silva. Non è un caso che in campo il centravanti croato riceva più passaggi in assoluto da Biglia e poi da Kessie, anche per la sua capacità di andare in verticale e di saper giocare a ridosso della linea del fuorigioco. Che poi però Kalinic arretri meno di Dzeko, ad esempio, nasce anche dal modulo del Milan (3-5-2, con una densità già alta in mezzo al campo) ed è dimostrato dal fatto che verticalizza meno del bosniaco (1,80 di media a partita contro il 3,60 del giallorosso ed una media-ruolo di 3,83). Come sponde, invece, l’attaccante di Montella è sostanzialmente in linea con la media (1,40 contro 1,48), anche se molto lontano dal 3,40 di Dzeko che, evidentemente, sa giocare meglio con il corpo, soprattutto dal punto di vista della protezione della palla. Tanto è vero che, alla fine, Edin crea anche il doppio delle occasioni di Kalinic (10 contro 5).
SOTTO PORTA – Ovviamente, è nei gol e nei tiri in porta che oggi Dzeko è più decisivo di Kalinic, forse anche perché la Roma in assoluto produce di più del Milan dal punto di vista offensivo. Così il bosniaco ha tirato in porta già 28 volte (17 nello specchio e 11 fuori, oltre a 5 tiri respinti) contro gli appena 5 del milanista (3 nello specchio e 2 fuori, 4 quelli respinti). Numeri che fanno capire come la Roma si appoggi di più a Dzeko di quanto faccia il Milan con Kalinic. Che, però, ha una percentuale realizzativa quasi doppia (40% contro il 21 del giallorosso). Insomma, se il Milan trovasse il modo di mandare al tiro più spesso Kalinic, l’impressione è che i gol potrebbero arrivare in serie.
I PASSAGGI – Rispetto a Dzeko, invece, Kalinic è molto più pulito negli appoggi e nei passaggi, sbagliando di meno: 5,60 palloni a partita contro gli 11,20 del bosniaco (e una media-ruolo a metà strada, 8,87) il che dimostra di come il croato viva anche di una concentrazione più assidua nei 90 minuti. Insomma, si è più dentro la partita e si sbaglia di meno. È quello che Spalletti, per esempio, ha rimproverato a lungo a Dzeko ed è quello su cui sta lavorando anche Di Francesco. Che poi Dzeko sia meno efficace dal punto di vista della pulizia dei passaggi dipende pure dal raggio d’azione più ampio e dal fatto che spesso viene a giocare anche a ridosso del centrocampo giallorosso. Tanto che l’uomo a cui finora ha passato più il pallone è Radja Nainggolan (14 volte, contro le 8 di Perotti) e quello da cui più l’ha ricevuto è Strootman (17 palloni, poi i 16 di Kolarov e gli 11 di El Shaarawy). Insomma, due centravanti tra di loro diversi. Ma capaci di essere ugualmente efficaci.