(…) Ci sono due calciatori con cui il tecnico deve togliere gli abiti del dottore e indossare quelli dello psicologo: Patrik Schick e Justin Kluivert. Con il primo il lavoro da fare sembra ancora molto lungo, con il secondo, invece, la strada appare più lineare.
D’altronde, Kluivert è stato il primo ragazzo di cui Ranieri si è innamorato al primo allenamento. Riesce a comunicarci in inglese senza bisogno del traduttore e quindi, senza filtri, gli ha fatto subito capire di avere intenzione di puntare su di lui. Il ragazzo ha capito, apprezzato e si è messo a disposizione, sembra con un’energia che negli ultimi tempi, a Trigoria, non sempre aveva messo in mostra.
Ha giocato finora 29 volte, di cui 23 in campionato, e con il nuovo allenatore è sempre sceso in campo. Contro la Fiorentina ha realizzato gli assist per i gol di Perotti e Zaniolo e quando è uscito dal campo tra i fischi — rivolti non a lui, ma al momento della squadra in generale — Ranieri era invece in piedi a battergli le mani. “Mi fido di lui – ha detto al 90’ – anche se acerbo è veloce e fa buoni cross». Kluivert ha incassato e apprezzato, e con lui il suo nutrito entourage. (…)
È decisamente meno di buonumore Schick. Anche lui, come Kluivert, ha ricevuto i complimenti di Ranieri fin dal primo giorno, ma il cambio tecnico non è riuscito a fargli modificare atteggiamenti e prestazioni, nonostante il gol contro l’Empoli e il rigore procurato contro il Napoli. (…)
Sempre Ranieri ha detto dopo la Fiorentina, partita in cui Patrik è rimasto 90’ in panchina: «Per me è un grande giocatore, ma deve vincere o la timidezza o qualcosa altro. Ha colpi da grande, ma bisogna dimostrarlo in campo. Credo in lui e mi aspetto tanto».
Talmente tanto da farlo giocare titolare a Marassi contro la Samp? Ranieri deciderà oggi perché è ve-mro che Dzeko non è al meglio, ma è vero anche che rinunciare al bosniaco è sempre complicato. (…)