“Roma è una città unica, conosciamo tutti bene la sua importanza della storia. Roma è stata la prima città da quando ho lasciato il mio paese. Qui sono cresciuto sia come uomo che come calciatore. La gente a Roma ha la stessa mentalità dei serbi, da dove vengo io, siamo simili e questo mi ha reso più facile e immediato ambientarmi qui, nella vita e nel calcio”.
“Ho sempre avuto questo carattere anche da bambino e anche adesso che ho 33 anni, e penso di dimostrare sempre il mio carattere serbo. Ogni volta che sento il mio inno nazionale mi sento orgoglioso. La mentalità serba è molto particolare e a volte ho uno strano carattere e devo controllare questo aspetto”.
“Devi essere un calciatore, un professionista, in campo e soprattutto fuori dal campo e anche un esempio per i bambini. Bisogna imparare a gestire se stessi. Chi ha un atteggiamento negativo lo si deve scaricarlo tutto e in campo. Nel mio caso il calcio è stato a salvarmi dalle cose brutte. Il calcio è tutto. La testa è la cosa più importante, non solo in campo, ma in tutto. Se per esempio decidi nella tua testa che ti vuoi allenare duramente, lo farai”.
“Penso che il mio talento più grande sia il mio piede sinistro. Nel calcio bisogna avere talento, ma non basta. La passione che ho ancora oggi, quando ero bambino, quello è stato il mio obiettivo. Volevo sempre allenarmi. Da bambino guardavo sempre in Serie A, mi piaceva farlo. Se giochi in Serie A puoi giocare ovunque”.
“Il consiglio che do ai giovani è di sognare di diventare un calciatore senza concentrarsi sui soldi, quelli arriveranno, prima però devi concentrarti sul campo. Vorrei salutare i nostri tifosi di tutto il mondo. In particolare ai bambini. Continuate a seguirci! Continuate a sostenerci!”.
“Oltre al calcio la mia passione è il basket. E in Serbia abbiamo Zeljko Obradovic, il Guardiola della pallacanestro. A fine carriera vorrei assistere ai suoi allenamenti. Lavora molto sull’aspetto mentale e credo che sia questo a far vincere la sua squadra”.