C’è Spalletti, e non è certo una novità, issato al centro della Roma. Più di quanto non lo fu durante la sua prima esperienza a Trigoria. Perché, anche avendo il contratto in scadenza, riesce a seminare in campo come se niente fosse. Lucido e presente, tatticamente e psicologicamente. Il gruppo incassa i benefici della sua leadership. I risultati, con i giallorossi ancora in corsa su tre fronti, sono la conferma della professionalità del toscano. L’incertezza sul suo futuro, accompagnato dalla voce allarmante del possibile sì alla Juve se Allegri dirà addio al club bianconero, non va a intaccare il lavoro quotidiano e il percorso in questa stagione. La traccia del calcio di Lucio è riconoscibile nello spirito della squadra. Finalmente matura.
PRECEDENTE CURIOSO – «La vittoria in Spagna può risvegliare i ricordi più belli» ammette Pallotta, estasiato dalla prestazione di Villarreal. Il flash back del presidente ci sta tutto. Riavvolgendo il nastro, si scopre che è dicembre il mese di Spalletti. Accadde anche nel 2005, quando dal suo laboratorio tattico uscì il 4-2-3-1 che diventò il sistema di gioco da imitare in Europa. L’assetto scelto contro la Sampdoria, con Totti centravanti mascherato, fu di riferimento per alcuni colleghi più celebrati. Che, con il finalizzatore o senza, abbandonarono il 4-4-2 per imitare il copione elaborato a Trigoria. Il 18 dicembre del 2005, a Marassi, la virata che caratterizzò la precedente avventura di Lucio. Il 4 dicembre del 2016, all’Olimpico, la nuova sterzata. Nel derby, senza l’infortunato Salah, ecco il 3-4-2-1. Da quel pomeriggio, le 14 partite che, con 10 clean sheet, sintetizzano il nuovo corso: nessun gol subìto contro la Lazio, l’Astra Giurgiu, il Milan, il Genoa, l’Udinese, il Cagliari, la Sampdoria, la Fiorentina, il Crotone e il Villarreal. Con la linea difensiva a 3 e anche 2 terzini sulle fasce. Eppure l’attacco, il 3° della serie A con 50 reti, spopola pure in Europa League con altre 20 e Dzeko è il testimonial, con 28 gol stagionali, del gruppo, capace di segnare 77 reti in 35 partite e di superare il Napoli, arrivato a 73 (nessuno in Italia ha fatto meglio dei giallorossi che in 9 gare hanno calato il poker). La solidità, insomma, non ha limitato l’efficacia.