C’è un documento interno al Movimento che, secondo gli «ortodossi» della base, va in conflitto con l’accordo di Raggi sullo stadio della Roma. È la Carta di Firenze, il regolamento dei comuni M5S, che nella definizione spiega come le amministrazioni debbano scegliere se «fare parchi per bambini o porti per gli speculatori» e che al punto quattro dice come comportarsi in caso di suolo pubblico: «Concessioni di licenze edilizie solo per demolizioni e ricostruzioni di edifici civili o per cambi di destinazioni d’uso di aree industriali dismesse». E qui la base si scatena. Prendendo d’assalto le bacheche Facebook dei consiglieri per chiedere spiegazioni sul patto appena stipulato con la Roma e il costruttore Luca Parnasi, anche se le cubature originali sono dimezzate e la lettura dei vertici nazionali M5S corrisponde ad una schiacciante vittoria politica della sindaca Cinque Stelle. «State rinnegando la carta», un grillino incalza il consigliere Pietro Calabrese. Che replica: «Noi non rinneghiamo nulla. È stata raggiunta la migliore certezza sull’interesse pubblico — il post del consigliere —. La non certezza comportava il grave rischio di veder realizzato il milione di metri cubi, oltre alle spese da controversia legale. Inoltre, la questione non è ancora chiusa».
In effetti sulla questione stadio le incognite sono ancora molte. A cominciare dalla procedura: mentre i proponenti si attrezzano per strappare una proroga e rinviare di un paio di mesi la chiusura prevista per venerdì della Conferenza dei servizi, le Avvocature di Campidoglio e Regione si attivano per studiare tempi e modalità di realizzazione della nuova delibera che andrà a superare quella sull’interesse pubblico targata Marino. Con la (quasi) certezza che, se le opere pubbliche saranno affrontate in due fasi, l’iter dovrà ricominciare daccapo. Sui tempi, inoltre, potrebbe incidere anche il parere della Soprintendenza del Mibact, sia sull’ippodromo sia su tutta l’area di Tor di Valle. E poi c’è la super incognita delle opere pubbliche. Salta il prolungamento della metro B, i due ponti previsti potrebbero scomparire per lasciare il solo ponte dei Congressi che, però, è stato appena bloccato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Così, senza certezze, la base insorge e le opinioni si accavallano. Quella di Stefano Fassina, per esempio. «Dopo l’assemblea con i comitati in difesa di Tor Di Valle, è venuta fuori una valutazione negativa sui contenuti finora noti. C’è un taglio di opere pubbliche e le criticità rimangono tutte. È poi falsa l’insistenza di Raggi sul rispetto delle regole: non sono rispettate». Intanto ieri, dopo le proteste della Comunità ebraica, è stata annullata «Gaza, rompiamo l’assedio», iniziativa contro «l’Apartheid israeliana». «Si è riparato ad un grande errore», ha detto il vicepresidente della Comunità ebraica di Roma, Ruben della Rocca.