Ritratto dell’uomo d’acciaio: capelli sale e pepe, sguardo imperturbabile, alta resistenza agli urti e al logorio, rendimento cristallino. Ha impiegato poco, meno di quanto prevedesse, a impadronirsi del sistema Roma. E una vittoria di fede l’ha già ottenuta, Aleksandar Kolarov: nessuno tra i suoi nuovi tifosi ricorda più il lontano passato laziale con tanto di gol segnato in un derby.
INSOSTITUIBILE – Il primo mese di Kolarov è stato qualità, senz’altro. Esperienza e leadership, anche. Ma è stato soprattutto continuità: nessun altro giocatore dell’organico, a parte il portiere Alisson, è stato utilizzato per tutti i minuti della stagione. Sono 450, Champions inclusa, a cui vanno aggiunti i 180 giocati con la Nazionale serba nelle qualificazioni mondiali. A quasi 32 anni, la sua longevità sta diventando il punto di partenza, il big bang dal quale sprigionare energia inesauribile.
PILASTRO – Di Francesco, da allenatore, non ama soffermarsi sul rendimento dei singoli ma nei fatti ha dimostrato che a Kolarov, almeno per il momento, non può rinunciare. E se esaminiamo le prime sette partite giocate a tutti i livelli è facile comprenderne il motivo: ha segnato 3 gol, uno decisivo con la Roma e due con la Serbia, ha fornito due assist all’amico Dzeko che ne conosce le caratteristiche dai tempi del Manchester City e ha provocato l’autorete di Venuti a Benevento. Più che un terzino sinistro, è un attaccante aggiunto con il piede sufficientemente educato per dare un contributo importante alla costruzione della manovra dal basso.
GLI ALTRI – Kolarov non è ovviamente l’unico calciatore di movimento della Serie A a essere stato sempre utilizzato in queste prime giornate. Ce ne sono anzi altri 18, con il collega mancino Ghoulam del Napoli in testa alla classifica: ha già toccato i 900 minuti compresa la Nazionale algerina. Del gruppo inossidabile fanno parte anche l’altro napoletano Koulibaly, tre interisti (Perisic, Miranda e Skriniar) che però non fanno le coppe, il laziale Luis Alberto (630 minuti), tre torinisti (Ljajic, N’Koulou, Belotti) e altri, compreso l’ex precario Lasagna diventato titolare inamovibile dell’Udinese e avversario della Roma domani all’Olimpico.
AFFARE – Ma tra i nuovi acquisti, nel rapporto qualità/prezzo/continuità, è stato sicuramente Kolarov l’innesto migliore del campionato. E pensare che la Roma lo ha pagato solo 5 milioni grazie alla volontà di ferro (e ti pare) del giocatore di tornare a giocare nella città che più amava, alla disponibilità di Pep Guardiola che lo ha liberato e al contratto in scadenza nel 2018. Al resto ha pensato Monchi che ha speso per lui la metà di quanto avesse incassato dal Napoli per Mario Rui. E’ interessante osservare che la Roma si sia svenata per Karsdorp (ancora a zero minuti), Cengiz Ünder e Defrel per un totale di 50 milioni, e poi sia riuscita ad attrarre due grandi calciatori come Kolarov e Gonalons per una cifra complessiva cinque volte inferiore. Meravigliosi paradossi del mercato.