«Lo saluterò cordialmente, ma non ho niente di particolare da dirgli. Non mi sembra ci siano i presupposti per tutto il casino che è venuto fuori. Io devo solo portare a casa i risultati che spero siano soddisfacenti per lui. Lui è il boss della società ed è chiaro che deve controllare tutti quelli che lavorano nella Roma, compreso me. Semmai starò ad ascoltarlo». James Pallotta oggi pomeriggio atterrerà a Ciampino e, dall’aeroporto, andrà allo stadio per vedere la Roma impegnata nel ritorno degli ottavi di finale di Europa League. C’è un 2-4 da rimontare, dentro uno stadio che si sta riempiendo oltre le previsioni un po’ pessimistiche dei giorni scorsi. Ogni romanista conte, in una serata come questa, ma è chiaro che la presenza del presidente assume un’importanza strategica in questo momento della stagione. Ci sono due chiavi di lettura delle parole di Spalletti. La prima: Spalletti ha già detto da tempo a Pallotta che cosa serve per fare il salto di qualità e aspetta una risposta; 2) Spalletti ha già deciso di andarsene, a fine stagione, e non c’è più margine per la trattativa. La divisione tra ottimisti e pessimisti è vecchia come il mondo, ma l’impressione è che la busta giusta – come diceva Mike Bongiorno – sia la numero 1 e che questa sera potrà essere molto importante per il futuro del club e del tecnico.
Pallotta è a Roma soprattutto per lo stadio. Sono previsti incontri istituzionali con il sindaco Raggi e con la Provincia. Il timore è dover ripartire con una nuova Conferenza dei servizi, che allungherebbe di molti mesi, da 6 a 9, la partenza dei lavori. Pallotta vuole vederci chiaro, perché deve dare assicurazioni agli investitori. Ha sempre detto che i programmi sportivi del club possono avere una spinta decisiva dallo stadio di proprietà e dai suoi ricavi. Il presidente bostoniano non è venuto nella Capitale per trattare i rinnovi o gli adeguamenti di contratto dei giocatori, da Manolas a Nainggolan, da Strootman a Totti. Per quello ci sono i dirigenti. Però è difficile, se non impossibile, pensare che Pallotta non trovi il tempo di incontrare Luciano Spalletti. Il tecnico ha legato il suo futuro alla conquista di un trofeo, ma ha anche parlato di «margini di crescita» da verificare insieme. A marzo nessuno può sapere se vincerà oppure no, ma i piani per il futuro possono essere già impostati. In questo senso Spalletti dice di essere pronto «ad ascoltare». Le sue carte sono già sul tavolo. La Roma del futuro è ancora un mistero. C’è chi vede di nuovo un Franco Baldini con un ruolo operativo e non solo come «consulente», anche se, almeno a chi scrive, sembra un’ipotesi difficile. Monchi resta sullo sfondo, ma la concorrenza del Real Madrid sul direttore sportivo del Sivigilia, è reale e fortissima. Chi vivrà, vedrà. La Roma del presente, invece, ha una certezza: stasera contro il Lione bisogna fare un’impresa. «All in» e poi ci sarà tempo per parlare.